Dio perdona, il S.A.C.E. pure
Del 15 ottobre 2002 da Iniziativa Meridionale
Nome in codice: S.A.C.E. Che sta per sigla dell’istituto per i Servizi Assicurativi del Commercio Estero. Nasce con l’intento specifico di assumere in assicurazione i rischi a cui sono esposti gli operatori italiani nelle proprie transazioni internazionali e negli investimenti all’estero. Questo istituto svolge quindi un ruolo strategico e funzionale ai rapporti diplomatico-economici che l’Italia ha con l’estero. Una delle vicende più delicate riguarda i rapporti italo-libici, visto che con il Paese arabo del Colonnello Gheddafi l’Italia ha una questione apertissima, e da circa 20 anni, relativa a crediti di nostri imprenditori non pagati. In molti casi sono stati riconosciuti giuridicamente legittimi perfino dai tribunali libici. SACE è ente pubblico economico con personalità giuridica ed autonomia patrimoniale. Solitamente è il Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) a definire i rischi e le operazioni assicurabili. Proprio da pochi giorni questo stesso organismo governativo ha deciso di destinare un miliardo di euro per finanziare SACE al fine di assicurare le esportazioni in Libia. Una cosa a dir poco stravagante, visto che dall’ultimo rapporto Ice sul cosiddetto “rischio-Paese”, la Libia è stato collocato nell’ultima classe di rischio. Il tutto per motivi strettamente connessi alla crisi internazionale che si è aperta dopo il massacro statunitense dell’11 settembre. Una delle “mosse” politiche, diplomatiche ed economiche meno indovinate da SACE, peraltro, riguarda proprio la Libia. Nella pluridecennale questione dei crediti italiani “trattenuti” sul posto e che ammontano a oltre 1300 miliardi di vecchie lire, SACE è riuscito a sottoscrivere nell’ottobre del 2000 un accordo-compromesso con la controparte libica a dir poco bizzarro. Appena 110 miliardi di vecchie lire da restituire all’Italia, rispetto ai circa 1700 di crediti assicurati che si erano calcolati venissero vantati. Il tutto, inoltre, a margine di un riconoscimento politico che aveva già concesso agli arabi un mega-sconto di circa 260 milioni di dollari per i “danni” dell’occupazione coloniale italiana. Con questi “chiari di luna” c’è poco da stare allegri dunque: quest’istituto assicurativo pare proprio non assicurare e garantire nessuno. Un discorso che vale soprattutto per quelle aziende che si sono trovate ad operare o stanno per farlo nei cosiddetti “Stati-canaglia”, stando alle indagini dei servizi segreti anglo-americani. Per questo, come amava dire qualcuno, la domanda nasce proprio spontanea: che ne pensano al Cipe del fatto che vi sono oltre 860 milioni di dollari non pagati dal Governo di Tripoli nei confronti di imprese italiane ?