Gheddafi, sbarco miliardario in Friuli Venezia Giulia
L'operazione ha la "regia" del sottosegretario agli Esteri Antonione su incarico diretto di Berlusconi
di Alberto Bollis
Del 19 ottobre 2002 da Il Piccolo
TRIESTE - Il suo nome è "Operazione Libia" e coinvolge alla grande il Friuli Venezia Giulia. In ballo ci sono interessi multimiliardari (in euro) che riguardano l'aeroporto di Ronchi dei Legionari, il porto di Trieste, le Ferrovie regionali, in generale le infrastrutture del trasporto a Nordest, nonché enormi opportunità di interscambio commerciale con l'Africa. E forse anche qualcosa d'altro, di eccezionalmente importante per l'intera nazione: addirittura il possibile salvataggio della Fiat. La ciliegina sulla torta? Si dice che il "regista" di tutto questo sia Roberto Antonione, su incarico ricevuto personalmente da Berlusconi: per il sottosegretario triestino l'"Operazione Libia" sarebbe l'ultimo test prima della promozione a ministro degli Esteri. TOP SECRET. In regione molti addetti ai lavori della politica e dell'economia ne hanno sentito parlare, ma ne conoscono solo miseri frammenti. Chi ne sa qualcosa di più è restio a rispondere alle domande dei curiosi. Di certezze, dunque, ce ne sono pochine, ma è quanto basta per intuire che dietro la cortina di segretezza che copre l'"Operazione Libia" si sta muovendo qualcosa di molto grosso. TRATTATIVE. Sintesi della vicenda: da mesi sono in corso trattative tra il governo di Tripoli e alcuni selezionati ambienti regionali per far sì che gli ingenti capitali a disposizione del colonnello Gheddafi possano trovare in Friuli Venezia Giulia una lucrosa modalità d'investimento. Con notevole e reciproca soddisfazione, s'intende. I contatti, i cui prodromi risalgono alla scorsa primavera, nelle ultime settimane hanno avuto una fiammata, tanto da far presagire un'imminente svolta positiva. La quale potrebbe arrivare entro fine mese, in occasione della visita che il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi renderà al signore di Tripoli. IN MISSIONE. Restiamo ai fatti e ricostruiamo il quadro. Il 6 ottobre scorso all'aeroporto di Ronchi dei Legionari atterra uno dei velivoli presidenziali di Gheddafi: è venuto fin quassù per imbarcare un nutrito manipolo di personaggi regionali, per lo più pordenonesi. A bordo salgono il presidente della Provincia di Pordenone Elio De Anna e i rappresentanti operativi della Fiera di Pordenone, della Banca popolare Friuladria, degli industriali della Destra Tagliamento e del Distretto del mobile (Brugnera e dintorni). Alla compagnia si aggrega il presidente della Spa aeroportuale ronchese, Roberto Roncoli. L'aereo riparte subito e porta tutta questa gente proprio a Tripoli, dove a fare gli onori di casa ci sono il premier libico e almeno un altro paio di ministri del governo locale. I colloqui, intervallati da ricevimenti e visite, durano tre giorni e si svolgono su due distinti livelli: quello ufficiale e quello riservato. Dal confronto "pubblico" emergono le mostruose disponibilità di capitali su cui può contare la petrolifera Libia, ormai avviata verso il definitivo sdoganamento internazionale e intenzionata a trovare quanto prima opportuni sbocchi all'estero per la sua fame d'affari: parole che mandano in sollucchero gli imprenditori pordenonesi. RUGGINI ANTICHE. Il confronto "privato" serve invece per aprire la strada alla diplomazia italiana: il Colonnello ha bisogno di giustificare agli occhi della sua popolazione l'apertura di una linea di credito privilegiata nei riguardi dell'Italia. Ci sono antiche ruggini, risalenti ai tempi dell'occupazione fascista del Paese nordafricano, che devono essere eliminate. Gheddafi pretende da Roma un segno tangibile del "pentimento", il formale riconoscimento delle vessazioni allora inflitte dalle truppe occupanti italiane. Si sviluppa così l'idea della visita ufficiale di Berlusconi a Tripoli, tanto più che nella delegazione friulgiuliana c'è chi ha ricevuto un preciso mandato in tal senso dalla Farnesina. IL "MINISTRO". "Motore" dell'iniziativa sarebbe infatti, come accennato in precedenza, il triestino Roberto Antonione, in procinto di prendere le redini del ministero degli Esteri dalle mani del Cavaliere, il cui "interim" assunto all'abbandono di Renato Ruggiero sarebbe ormai davvero giunto agli sgoccioli. L'"Operazione Libia" in pratica rappresenterebbe l'ultimo banco di prova per il futuro ministro: se tutto andrà bene, ad Antonione la nomina a leader supremo della diplomazia italiana non gliela toglierà più nessuno. AMICIZIA. Per il momento sembra che con i libici le cose stiano filando per il verso giusto. Berlusconi arriverà a Tripoli lunedì 28 ottobre e verrà ricevuto da Gheddafi nella caserma di Bab el Azizia, quella che gli americani bombardarono nel 1986. Il capo del governo italiano porterà con sé, per restituirla, la preziosa Venere di Cirene, un'antica statua che venne depredata dagli italiani ai tempi del colonialismo. Inoltre Berlusconi metterà sul tavolo del Colonnello la disponibilità a sottoscrivere un trattato bilaterale di amicizia; la recente ristrutturazione di un centro traumatologico a Bengasi; l'apertura di un centro medico che funzionerà come policlinico e rete di servizi; collaborazione archeologica; sollecitazioni a far intervenire privati nella costruzione di un'autostrada tra Kufra e il Sudan e della Tripoli-Bengasi. BUSINESS. Come contropartita di un tale bendiddio, Gheddafi avrebbe tra l'altro fatto sapere di essere pronto a intervenire massicciamente per alleviare la crisi della Fiat, di cui la sua famiglia è già azionista. Quale forma potrà assumere il sostegno libico agli Agnelli non è, al momento, noto. Nel "mare magnum" del business tra i due Stati ci sarebbe poi spazio anche per i "piccoli" (almeno se rapportati alla mole immane del resto della partita) affari del Friuli Venezia Giulia. Lo sviluppo più alla portata e più rapidamente realizzabile riguarda l'aeroporto di Ronchi dei Legionari. RONCHI-TRIPOLI. La Libia dispone di numerosi scali aeroportuali finora destinati all'uso militare e li vuole riconvertire alla svelta al commerciale. Altrettanto dicasi di una cospicua flotta di velivoli che, se adattata, le servirebbero per trasportare verso i Paesi occidentali le merci di mezza Africa. Ma per fare questo le è necessaria una "sponda" sul Vecchio Continente: Ronchi potrebbe quindi diventare l'"hub" di riferimento dei libici, trasformandosi di fatto in "porta" di Tripoli verso la ricca Europa. Un'opportunità colossale per l'aeroporto di Trieste, che in un colpo risolverebbe tutti i suoi problemi di crescita e lancerebbe in orbita il proprio settore cargo, alla stato attuale inesistente. La cosa è più che fattibile, almeno secondo il parere dei tecnici di Gheddafi che nei mesi scorsi hanno monitorato e valutato le strutture ronchesi. Il presidente Roncoli adesso si frega le mani e pregusta il colpaccio. LA "TORTA". A ruota seguirebbero investimenti, collaborazioni economiche e compartecipazioni azionarie rivolte al porto di Trieste, alla crescita delle reti ferroviaria, autostradale e multimodale regionale. Per non parlare delle opportunità per gli imprenditori locali di sviluppare una florida attività di import-export con l'Africa settentrionale. Vista in questa prospettiva, il recente acquisto del 33% della Triestina Calcio da parte del figlio di Muhammar Gheddafi assume le caratteristiche di una briciolina di pane caduta a terra dalla sontuosa tovaglia di un banchetto luculliano.