Gheddafi: il Mediterraneo diventerà regione di sicurezza e di pace
di Dino MartiranoDel 4 luglio 2003 da Corriere della Sera
ROMA - Il ministro dell’interno Giuseppe Pisanu ha fatto soltanto mezz’ora di «anticamera» sotto gli alberi della caserma Bab el Azizia prima di poter incontrare il colonnello Muhammar El Gheddafi che, poi, lo ha ricevuto intorno a un tavolo di plastica blu. I tempi del cerimoniale libico non hanno un’importanza solo rituale. Per questo l’accoglienza di tutto riguardo riservata agli ospiti italiani ha fatto ben sperare la delegazione del Viminale volata a Tripoli per concludere un accordo per combattere l’immigrazione clandestina. Ma poi, in serata, il risultato ottenuto dall’Italia ha avuto un peso diverso rispetto a quello ipotizzato a Roma due settimane fa quando al Viminale si parlò di pattugliamenti congiunti davanti alle coste libiche per meglio controllare le carrette del mare cariche di disperati diretti in Sicilia.
E’ toccato dunque non ai ministri ma al sottosegretario per la Giustizia e l’Ordine pubblico, Omran Hameda Essurani, e al nostro direttore del Dipartimento della pubblica sicurezza, prefetto Gianni De Gennaro, firmare l’«intesa operativa»: quella che definisce le «modalità pratiche della collaborazione bilaterale tra gli organi competenti dei due Paesi per la lotta alle organizzazioni criminali che sfruttano i migranti clandestini». La firma è avvenuta alla presenza di Pisanu del ministro degli Esteri libico, Abdurrahman Shalgam, e del ministro per la Giustizia e l’Ordine pubblico di Tripoli Alì Al-Musrati.
Al di là delle parole scelte per cesellare il comunicato congiunto, si capisce che Italia e Libia si scambieranno informazioni e consulenti per mettere in comune (per quel che è possibile)il lavoro dei rispettivi apparati di intelligence impegnati contro i neo mercanti di schiavi. Tutti i dettagli dell’intesa, hanno precisato membri della delegazione una volta rientrati a Roma, «sono segreti per motivi di sicurezza visto che l’accordo è già operativo».
Nella fase preparativa, curata per l’Italia dal prefetto Alessandro Pansa, reponsabile tra l’altro della polizia di frontiera, si era parlato di pattugliamenti congiunti in prossimità delle coste e dei porti libici e di mezzi (visori notturni, elicotteri, jeep) da mettere a disposizione della autorità della Jamahiria per monitorare gli sterminati confini meridonali della Libia. Nel comunicato congiunto di tutto questo non c’è traccia.
Al Viminale, dove ieri per ordine del ministro è passata la consegna del silenzio in tutti gli uffici, gli addetti ai lavori parlano di «accordo di portata storica» ma nessuno, poi, vuole specificare cosa l’Italia possa concedere senza violare le limitazioni Usa e Ue contro al Libia (eredità dell’attentato al Boening Pan Am di Lockerbie) per quanto riguarda i mezzi utilizzabili anche in campo militare.
Il governo di Tripoli chiede da tempo all’Europa di allentare l’embargo ed è ovvio che usi tutti gli strumenti di pressione di cui dispone per ottenere vantaggi. Fonti del Viminale riferiscono che nella caserma di Bab el Azizia il colonnello Gheddafi abbia mostrato apprezzamento per la politica estera del governo Berlusconi e per la linea umanitaria fin qui seguita da Pisanu sul fronte dell’immigrazione clandestina. Il leader libico avrebbe parlato dei fratelli africani ridotti alla mercé di bande di criminali che troppo spesso muioiono sia nel deserto del Sahara sia nelle acque del Mediterraneo. Un’impostazione panafricana, quella ribadita da Gheddafi, che si legge anche in un passaggio del cominicato congiunto: «Le parti hanno convenuto di adoperarsi per contribuire a definire le possibili modalità per la prevenzione del fenomeno dell’immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori». Il leader libico ha concluso affermando che gli accordi con Roma contribuiranno a fare del Mediterraneo «una regione di sicurezza e di pace».
A Lampedusa sono sbarcati nel mese di giugno 2.666 clandestini, quasi 30 sono stati gli immigrati annegati mentre oltre 200 sono i dispersi. Ma negli utlimi 10 giorni sono quasi scomparse le imbarcazioni provenienti dalle coste libiche e così Pisanu ha voluto esprimere «l’apprezzamento dell’Italia per gli sforzi e l’attività delle autorità libiche contro le organizzazioni criminali che gestisocno l’immigrazione clandestina. Mentre il collega Al-Musrati ha lanciato un segnale diretto a Bruxelles: apprezzando «l’azione italiana volta a chiarire alla Ue l’atteggiamento della Libia nei confronti dell’immigrazione clandestina».