"Rivogliamo da Gheddafi i nostri soldi".
L'associazione per i rapporti italo-libici chiede l'intervento del Senato e della Farnesina
di Dimitri Buffa
Del 23 luglio 2003 da La Padania
Come si sta muovendo la Farnesina per tutelare gli interessi delle aziende italiane a suo tempo bidonate dalla Libia per cifre che ormai superano il miliardo di euro, interessi legali compresi ? Se lo chiede Leone Massa, il presidente del consorzio Airil, a consuntivo della propria audizione di fronte all'ufficio di presidenza della commissione esteri e industria del Senato tenutasi lo scorso 15 luglio a Palazzo Madama.
L'Airil, associazione per i rapporti italo-libici, ha come unico scopo tentare di recuperare questi crediti non coperti da garanzie Sace, che oltre 120 imprese hanno accumulato negli ultimi trenta anni, di fronte alla controparte libica. La relazione di Leone Massa concludeva con una richiesta ben precisa a tutte le forze politiche presenti in Senato. "Il governo si faccia carico dei pagamenti dei crediti o direttamente oppure con una garanzia ad istituti finanziari in attesa che la parte libica adempia ai propri impegni".
"In data 28 ottobre 2002 - ha ricordato Massa - il presidente del Consiglio Berlusconi firmava con l'omologo libico Shameek e alla presenza di Gheddafi un importante accordo bilaterale al cui interno non solo era esplicitamente prevista la definitiva soluzione della problematica "crediti" ma veniva anche concordata una modalità operativa molto dettagliata per dirimere in modo trasparente e limpido tutti quei problemi che sicuramente sarebbero potuti emergere entrando nei dettagli delle singole posizioni creditorie. Infatti si prevedeva l'incarico all'ALI (Azienda Libico Italiana) per la verifica della documentazione già fornita da anni alle imprese italiane al ministero degli Affari esteri e da questo alla controparte libica, nonché quella all'Ubae (Unione delle Banche Arabe) per calcolare la rivalutazione monetaria, il tasso di cambio e gli interessi. In tale accordo erano fissati delle scadenze intermedie ben precise al fine di consentire al Governo libico di pagare i debiti entro la data del 31 marzo 2003".
E poi cosa è successo ? Semplicemente che quella data non è stata rispettata e che i libici, dopo aver bidonato le imprese, hanno preso in giro anche Berlusconi. Ha detto ancora Massa ai senatori che "L'ALI e l'UBAE hanno presentato i loro rapporti finali in occasione della riunione del Comitato misto italo-libico del 18 febbraio 2003 a Tripoli. Le risultanze di tali rapporti appalesavano le seguenti carenze: nel rapporto UBAE si dichiarava che i crediti delle imprese italiane ammontano a circa 620 milioni di euro; nel rapporto dell'ALI viene riportato un elenco dei crediti vantati da enti libici nei confronti di imprese italiane per circa 89 milioni di dollari ma privo della documentazione probatoria: sempre al rapporto ALI viene allegato un elenco delle somme depositate da privati e compagnie governative libiche a favore delle imprese italiane per circa 25 milioni di dollari sia presso banche sia presso il ministero del Tesoro libico senza specificare da quanti anni giacciono colà in attesa del nulla osta della Banca Centrale libica per il trasferimento in Italia.
"Comunque - ha sottolineato Massa - dal rapporto UBAE risultano le motivazioni per dichiarare il credito di ciascuna impresa confermato. Intanto, fino ad oggi, tutto quanto innanzi descritto non ha prodotto alcun risultato ed è stata disattesa la data del 31 marzo 2003 per il pagamento dei crediti da parte dello Stato libico".