23 anni di balle. E non è finita
di Gualtiero VecellioDel 4 settembre 2003 da L' Opinione
Caspita! Finalmente, dopo ben 23 anni, uno squarcio di luce è arrivato a illuminare quel misteriosissimo “affaire” che è costituito dalla strage di Ustica: il Dc-9 dell’Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo, esploso con i suoi 81 passeggeri sul cielo, appunto, di Ustica.
Lungo questi 23 anni si è scritto e detto di tutto. Giornalisti-Sherlock Holmes a caccia di verità e di scoop, hanno cercato di abbattere ogni muro di gomma vero e presunto che fosse.
Ecco, dunque, che il Dc-9, inizialmente dato per esploso a causa di un cedimento strutturale, diventa vittima di un missile, nel corso di una vera e propria battaglia aerea. Una battaglia ingaggiata da chi? “Da caccia degli Stati Uniti, decollati da una portaerei, la Saratoga, che incrociava sul Tirreno”. Ma la Saratoga non c’era, era ancorata alla rada di Napoli… “E’ andata e tornata”. E nel porto di Napoli nessuno se ne è accorto e nessuno ha registrato questo andare e tornare? “So’ bravi gli americani, quando ci si mettono”. E quella fotografia, scattata da quella coppia di sposi napoletani proprio il giorno del disastro, in cui la Saratoga campeggia, riconoscibilissima, sullo sfondo? “E allora sono decollati da qualche altra parte”.
Da dove? “Dalla base di Sigonella, in Sicilia”. Impossibile. “Allora erano caccia francesi. Forse decollati dalla portaerei Foch, o dalla Clemanceau, o meglio ancora dalla base di Solenzara, in Corsica. E non dimentichiamo gli inglesi…”. Gli inglesi? Che c’entrano gli inglesi? “Sì, forse c’erano anche loro”. Ma va? “Sì, l’aereo non si è inabissato subito, per tanto tempo ha galleggiato in superficie, i superstiti hanno atteso invano aiuto”. Ma se i rottami sono stati trovati in fondo al mare…”. Sì, perché dopo ore è sbucato un sommergibile inglese, delle squadre di guastatori-sommozzatori delle Sas hanno minato il relitto galleggiante, e l’hanno fatto esplodere definitivamente”. E i superstiti? “Fatti sparire, testimoni scomodi”. E perché gli inglesi avrebbero fatto tutto ciò? “Ragioni e segreto di Stato”. E gli israeliani, possibile che non ci sia anche il loro zampino in questa vicenda? “C’entrano, c’entrano”. Volevo ben dire. Che hanno fatto? “Una mirabolante impresa, come solo loro sanno fare. Degli aerei decollati da Tel Aviv, volo radente per evitare di essere intercettati dai radar, riforniti in volo da aerei cisterna, hanno abbattuto il Dc-9. Oh bella, e perché? “Un errore. Pensavano fosse un aereo francese”. E perché Israele voleva abbattere un aereo francese? “Perché pensava fosse quello che trasportava materiale bellico-nucleare diretto all’Iraq di Saddam”. E i sovietici, loro non sanno nulla? “Sì, certo, anche loro sanno qualcosa. Agenti del Kgb hanno potuto accertare che il Dc-9 è stato abbattuto dagli americani”. E come l’hanno saputo? “Hanno potuto seguire tutto attraverso i radar di una loro base segreta in Libia”. Era molto segreta, la base: non ne sapeva niente nessuno. “Se no, che segreto era? Però, con la perestrojka quegli agenti del Kgb hanno raccontato tutto”. A pagamento… “Un contributo spese, pagato da qualche redazione di giornale che ha avuto l’esclusiva…”.
Però si diceva che potesse essere una bomba, non un missile… “Sì, messa da potenze straniere, per punirci di uno sgarro; e visto che il segnale non venne recepito, si replicò con un’altra bomba, quella che ha provocato la strage alla stazione di Bologna il 2 agosto”. E dove sarebbe stata messa, questa bomba? “Nelle intercapedini del corridoio”. No, lì non hanno trovato tracce di esplosivo. “E infatti la bomba era nella toilette sotto il lavabo. Lo hanno accertato dopo una serie di esami e di calcoli effettuati sulle parti recuperate”. Tra le parti recuperate, anche il disco di plastica che recupera il water della toilette, intatto. Com’è possibile, se proprio in quel piccolo vano sarebbe avvenuta l’esplosione? “C’è una spiegazione, macabra ma logica. La toilette era occupata. Il corpo di qualcuno ha fatto da schermo…”. E chi lo dice, tutto questo? “Una deduzione, ovvio”.
Ma quell’aereo è decollato con due ore di ritardo, da Bologna. Se avesse rispettato l’orario, la bomba sarebbe dovuta esplodere non su Ustica, ma all’aeroporto di Palermo… “E infatti proprio lì volevano colpire. E mandare un avvertimento”. Chi voleva mandare un avvertimento? “All’aeroporto di Palermo non può che essere la mafia, magari con i servizi deviati”. Ne fanno, di deviazioni, questi servizi. Ormai a forza di deviare saranno tornati al punto di partenza. Ma si parla anche di una semi-collisione tra aerei… “Infatti, sulla “scia” del Dc-9 volava anche un altro aereo, che si “nascondeva”. Non c’è stato impatto, ma quasi impatto, e il Dc-9 è finito come è finito”. E l’altro aereo? “Forse il Mig libico che poi si è schiantato sulla Sila”. Quello che si dice sia decollato da Bengasi molti giorni dopo, e che è arrivato dove non poteva arrivare, perché la sua autonomia non glielo consentiva? “Proprio quello. E forse non è partito da Bengasi. Forse è partito da una base in Sardegna”. E perché si “nascondeva”, il Mig libico partito dalla Sardegna e non da Bengasi? “Forse per abbattere un aereo”. Quale? Quello dove doveva esserci il leader libico Gheddafi, che però venne avvertito, e tornò indietro”. Nella storia mondiale dell’aeronautica non c’è nessun caso che parli di disastro provocato da una semi-collisione… “Una prima volta c’è per tutte le cose…”.
L’ho messa sullo scherzo, ma questo botta e risposta riassume le varie e fantasiose teorie che in questi 23 anni sono state spacciate per verità a proposito della strage di Ustica; sono andato a memoria, dunque, qualcuna ne avrò dimenticata.
Ma ora, da qualche giorno, disponiamo della “madre di tutte le verità”; e viene attribuita a Gheddafi in persona.
Il leader libico, nel suo discorso in occasione del 34esimo anniversario della presa del potere, ha detto che il vero obiettivo era lui; e che gli americani abbatterono il Dc-9 per una sorta di errore.
Non si tratta di una novità. Già anni fa Gheddafi aveva detto che gli Stati Uniti lo volevano eliminare; che avrebbero colto l’occasione di un suo viaggio, destinazione la Polonia; Gheddafi ha poi detto che all’ultimo momento i servizi segreti italiani lo avvertirono, l’aereo sul quale viaggiava invertì la rotta, atterrò a Malta; sulla traiettoria in cui doveva esserci l’aereo libico gli americani trovarono il Dc-9 partito da Bologna con due ore di ritardo, per “errore” lo abbatterono. Un equivoco, insomma.
A suffragio delle sue accuse, Gheddafi non ha mai portato alcun elemento di prova, e le richieste di rogatoria avanzate dalla magistratura italiana stanno lì, ad ammuffire; mai avuta una risposta.
E veniamo al discorso di Gheddafi dell’altro giorno, con la “madre di tutte le verità”, appunto. Secondo quanto riferiscono le agenzie, “Il Dc-9 Itavia che cadde a Ustica fu abbattuto da aerei Usa, perché gli americani credevano che a bordo ci fosse il leader libico Gheddafi, che volevano eliminare. E’ l’interpretazione che lo stesso Gheddafi ha dato dell’incidente aereo più misterioso della storia italiana…”.
Il giorno successivo tutti i giornali, del Nord e del Sud, del padronato e rivoluzionari, hanno dedicato ampi articoli, sostenendo appunto che gli americani abbatterono il Dc-9 convinti che a bordo vi fosse Gheddafi.
Ora non so se tutto nasca da una sintesi disinvolta del lungo discorso di Gheddafi (due ore e passa); o semplicemente vi sia stata una cattiva traduzione dall’arabo (si traduce male dall’inglese, attribuendo a George W. Bush quel che non ha mai detto; figuriamoci dall’arabo); fatto è che tutti, ma proprio tutti, sostengono che Gheddafi avrebbe detto che sul Dc-9, secondo gli americani, ci doveva essere lui; e che per questo il Dc-9 venne abbattuto. Io sono più propenso a credere che Gheddafi abbia detto quel che dice da sempre: cioè lo scambio di aerei; e che tutti si siano fidati dello scarno flash di agenzia, senza darsi pena di verificare se Gheddafi aveva davvero detto quel che gli è stato attribuito.
Comunque sia, nessuno, ma proprio nessuno che si chieda: dunque Gheddafi dice che gli americani lo credevano a bordo del Dc-9; dunque era a Bologna, e da Bologna andava a Palermo; e ve lo immaginate Gheddafi a Bologna, che aspetta paziente un ritardo di due ore, poi si imbarca su un volo di linea italiano, per andare, chissà perché, a Palermo? E va bene che gli americani sono dei bietoloni, ma come si può credere che pensassero che tutto ciò potesse accadere, e per questo abbiano abbattuto il Dc-9? Eppure è questo che si legge e si accredita sui giornali.
Solo in un articolo abbiamo colto un dubbio: su “La Repubblica” si ipotizza che forse è “un modo malizioso per sottolineare che in quegli anni i rapporti tra Italia e Libia erano molto più stretti di quanto appariva ufficialmente”. E che bisogno c’era di sottolinearlo? Abbiamo sottobanco consegnato ai libici dissidenti del regime; abbiamo liberato i killer di Gheddafi che erano venuti a Roma e a Milano a ucciderli; abbiamo fatto affari, petrolio e mille altre cose; Gheddafi è stato socio di Agnelli; abbiamo addestrato nelle nostre basi (Rimini, per esempio) piloti libici, e istruttori italiani li addestravano in Libia. Che bisogno c’era di maliziosamente sottolineare?
Come ha detto qualcuno: “E’ la stampa, bellezza!”.