Corsa alla Libia, occasione per l'Italia

Del 14 settembre 2003 da Il Sole 24 Ore

ROMA - Chiuso, a suon di dollari, il capitolo delle sanzioni alla Libia, si apre ora per l'Europa e per l'Italia, Paese che più di tutti si è mostrato negli ultimi anni il migliore garante del colonnello Gheddafi presso la comunità internazionale, il compito più difficile. L'Unione europea, nei prossimi mesi, dovrà riscrivere i regolamenti sui rapporti commerciali con la Libia alla luce delle decisioni del Palazzo di vetro non potrà farlo solo dopo che la Germania avrà chiuso il suo contenzioso con Tripoli per l'attentato alla discoteca La Belle. L'Italia, primo partner commerciale della Libia (dal quale proviene un terzo del greggio utilizzato nel nostro Paese) deve ancora chiudere antiche controversie che affondano le radici nel periodo coloniale e che frenano una ripresa effettiva delle relazioni economiche tra i due Paesi. Avrà poco tempo per farlo perché la revoca delle sanzioni renderà molto più competitivo il mercato libico con l'ingresso di nuovi Paesi e nuove imprese. Insomma, come ricorda anche l'ex ministro degli Esteri e oggi presidente dell'Ipalmo, Gianni De Michelis, dopo avere contribuito a "sdoganare" sul piano politico il colonnello Gheddafi nella comunità internazionale, l'Italia potrebbe avere qualche difficoltà a incassare quel dividendo economico che tali operazioni dovrebbero quasi sempre comportare. Sul piano politico, la revoca delle sanzioni consentirà un dialogo con Tripoli che potrà partecipare a pieno titolo ai colloqui del formato 5più5 della sponda Nord e Sud del Mediterraneo. La decisione dell'Onu consentirà anche di organizzare l'invio di una missione a Tripoli già annunciata dal commissario per le relazioni esterne Chris Patten. Il primo passo dovrebbe essere di natura tecnica per valutare se esistono i presupposti per rivedere i regolamenti comunitari sui rapporti con la Libia. In particolare si dovrà esaminare la possibilità di derogare al regolamento che fissa limiti molto precisi all'esportazione in Libia non solo di materiali di armamento ma anche apparecchiature legate alla sicurezza come visori notturni e metal detector di cui le autorità libiche hanno lamentato l'assenza nel recente contenzioso con l'Italia per gli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste. Ma una decisione finale è legata all'andamento del negoziato tra le autorità. Sul piano bilaterale da molti anni i Governi italiani cercano di mettere una pietra sul contenzioso con la Libia ma con scarsissimo successo. Ci provò anche l'ex ministro degli Esteri Dini, che dopo una missione mista durata quasi un anno intero firmò a Roma il 4 luglio del '98 con il collega libico Omar Mustafà El Muntasser un comunicato congiunto che si prefiggeva di "chiudere definitivamente da entrambi le parti il retaggio negativo del passato". Pur di chiudere l'annosa questione dei danni di guerra con un gesto simbolico (prima un ospedale, poi una ferrovia e infine la strada Bengasi-Tripoli) dei crediti vantati dalle nostre aziende (600 milioni di euro di crediti non assicurati) e dei visti per gli italiani espulsi nel '70, la parte italiana accettò di firmare un testo che suonava quasi come una "resa incondizionata" laddove impegnava il nostro Paese a non infliggere mai più al popolo libico le feroci sofferenze interne durante la guerra. Con lo stesso comunicato si creava la società mista italo-libica ALI alla quale avrebbero dovuto contribuire con un meccanismo molto lontano dalle leggi di mercato, tutte le aziende italiane con una quota sulla base delle commesse che si fossero aggiudicate in Libia. "Si aprono ora - spiega Gianni De Michelis - prospettive interessanti sia sul piano politico ma soprattutto su quello economico; ci saranno nuove opportunità ma si aprirà anche la competizione e quindi l'Italia non sarà più sola: canadesi, inglesi e anche gli americani vorranno entrare n un mercato importante. L'Italia - aggiunge De Michelis - principale attore dello sdoganamento di Gheddafi deve fare presto ad adattarsi a questo nuovo

 

 

 

 

Galleria Immagini
Decennale AIRIL

Contatti

Sede Legale

Via Sistina, 121 - 00187 - Roma
(c/o DayOffice)

tel: 06-47818521 - fax: 06-47818444
email: presidenza@airil.it