"Soldi libici ai kamikaze iracheni"

di Maria Chiara Bonazzi

Del 3 novembre 2003 da La Stampa

Londra - Scotland Yard e l'Fbi sospettano che migliaia di dollari libici possano essere stati usati per finanziare alcuni attentatori suicidi decisi ad attaccare le truppe americane e inglesi in Iraq. Una valigia di denaro sequestrata l'agosto scorso a un attivista islamico americano arrestato per caso a Heathrow - se i sospetti dovessero trovare una conferma - potrebbe essere foriera di guai per Gheddafi, il quale negli ultimi anni ha cercato di dissipare l'immagine del suo Paese come sponsor del terrorismo. Secondo il "Sunday Times" i soldi, pari a 340 mila dollari in biglietti da cento e ordinati secondo il numero di serie, erano impacchettati nel bagaglio di Adburaham Alamoudi, 51 anni, presidente dell'American Moslem Foundation, che l'Fbi sospetta di complicità con gruppi legati ad Hamas in Medio Oriente e con un'organizzazione bosniaca ritenuta vicina ad Al Qaeda. Gli americani sono convinti che Hamas e la Jihad islamica siano attualmente impegnate a mandare i loro uomini in Iraq attraverso la Siria, per permettere loro di unirsi alla resistenza contro gli alleati. La polizia di Londra, a quanto si evince dalla storia del "Sunday Times", si è insospettita per il comportamento di Alamoudi all'aeroporto. Da un controllo è risultato che l'uomo stesse per imbarcarsi su un volo diretto in Siria: "Secondo i documenti di un tribunale americano, il denaro veniva dalla Libia e la polizia sospetta che fosse destinato a terroristi con base in Siria, compresi militanti contro le forze della coalizione in Iraq", scrive il settimanale. Quando gli è stato chiesto di spiegare la provenienza di quella somma, "Alamoudi ha detto agli investigatori di Scotland Yard di avere ricevuto i soldi da un'organizzazione benefica istituita dallo Stato libico per finanziare cause islamiche. Ha detto che il denaro gli era stato recapitato il 13 agosto di quest'anno, mentre lui e la sua famiglia si trovavano in un albergo di Londra. Gli investigatori dicono che il governo americano, in passato, ha collegato l'organizzazione benefica al terrorismo globale". Alamoudi "ha detto che un diplomatico libico alle Nazioni Unite aveva fatto in modo di fargli avere i soldi dal governo libico". Ma ha anche spiegato che la sua intenzione era quella di trasferire il denaro in piccole quantità dall'Arabia Saudita agli Stati Uniti a scopo benefico, in modo da poter aggirare le sanzioni che proibiscono severamente qualsiasi contratto tra cittadini americani e la Libia. Sempre secondo quanto scrive il "Sunday Times", Alamoudi è stato rilasciato e ha potuto proseguire il suo viaggio in Medio Oriente, benché gli investigatori di Scotland Yard abbiano sequestrato il denaro della valigia. Quando è tornato alla fine di settembre all'aeroporto di Washington, l'uomo è stato arrestato un'altra volta con l'accusa di aver visitato illegalmente la Libia e di avere violato le sanzioni al governo di Tripoli. I suoi avvocati insistono che Alamoudi è contrario a qualunque forma di terrorismo e che queste accuse sono infondate. Secondo la Bbc, Alamoudi era diventato cittadino americano nel 1996 e ha fondato un'organizzazione che si ripropone di promuovere la partecipazione islamica alla politica americana. L'accusa con cui le autorità americane lo hanno arresto lo scorso settembre è quella di avere compiuto almeno 10 viaggi in Libia negli ultimi anni senza previa autorizzazione e di avere "ricevuto e trasferito fondi dalla missione permanente libica alle Nazioni Unite". Alamoudi è accusato di avere violato una clausola della legge che proibisce ai cittadini americani di ricevere denaro dalla Libia. Ma adesso le autorità statunitensi stanno indagando sulle altre connessioni finanziarie di Alamoudi, ed è qui che la trama si complica. A quanto pare l'Fbi indaga tra l'altro su un piccolo trasferimento di fondi "da un conto corrente a Londra" a un'organizzazione mediorientale "ritenuta vicina ad Hamas". Il 12 settembre scorso, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva votato a favore della revoca delle sanzioni alla Libia. La decisione spiana la strada al pagamento dell'indennizzo alle famiglie che hanno perso un parente nella strage di Lockerbie. Tripoli, esultante, aveva definito il voto "una vittoria" in grado di aprire un'altra pagina nei rapporti tra la Libia e l'Occidente. L'isolamento internazionale di Tripoli a tutt'oggi sembra finito. Comunque gli Stati Uniti, aveva detto il vice ambasciatore alle Nazioni Unite, James Cunningham, "continuano ad avere serie preoccupazioni a proposito di altri aspetti del comportamento della Libia".

 

 

 

 

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