«L' esempio Iraq è servito a convincerli»
di Davide FrattiniDel 21 dicembre 2003 da Corriere della Sera
«L' Iraq si è dimostrato un esempio molto convincente. E il messaggio è arrivato fino a Tripoli: gli americani non intendono permettere a nazioni come la Libia di arrivare a sviluppare armi di distruzione di massa». Esperto di proliferazione nucleare, Uzi Arad è direttore dell' Istituto di politica e strategia di Herzliya (vicino a Tel Aviv), ha lavorato per venticinque anni nel Mossad (i servizi segreti israeliani) e tra il 1997 e il 1999 è stato consigliere per la politica estera dell' allora primo ministro Benyamin Netanyahu. Gli israeliani hanno sempre guardato con diffidenza il progressivo riavvicinamento del colonnello Gheddafi all' Occidente. Convinti che dietro le mosse diplomatiche si nascondesse qualche sorpresa: al Corriere il premier Ariel Sharon aveva ribadito che la Libia stava lavorando per fabbricare la sua bomba. Ieri Silvan Shalom, ministro degli Esteri, ha commentato che «se davvero darà seguito a questa decisione, la Libia potrà tornare in seno alla comunità internazionale». Succederà? «La decisione di Gheddafi è sicuramente importante e dimostra senso di responsabilità da parte sua. E' uno sviluppo che potrà contribuire alla stabilità della regione». Adesso Amr Mussa, segretario della Lega Araba, chiede che vengano esercitate pressioni su Israele perché aderisca al trattato di non proliferazione. «Israele non ha mai firmato il Trattato perché è convinta che i controlli previsti non siano sufficienti in un' area come il Medio Oriente. La prova è che il regime iracheno negli anni Novanta riuscì a ingannare gli ispettori. Un altro esempio è proprio la Libia: ha firmato il Trattato, ma il sistema non si è dimostrato efficace per bloccare i suoi sforzi militari. Quando ci sarà la pace in Medio Oriente e quando esisteranno normali relazioni tra tutti i Paesi dell' area, allora Israele sarà la prima a spingere perché la regione venga ripulita dalle armi di distruzione di massa». Si è sempre sospettato che esistesse una collaborazione tra Gheddafi, l' Iran e la Corea del Nord nella corsa agli armamenti. Crede che l' uscita del colonnello danneggi i possibili programmi degli altri due Paesi? «I libici hanno tentato di ottenere tecnologie e materiali dall' Asia e in altre parti del mondo. Ma quello che bisogna chiedersi è perché la Libia sentisse il bisogno di dotarsi di armi atomiche. Credo le motivazioni strategiche fossero abbastanza deboli. Sono state le ambizioni di Gheddafi a dar vita al programma nucleare e sono state le sue ambizioni a fermarlo».