Disarmo, la Libia si prepara alle ispezioni Onu

di Ennio Caretto

Del 21 dicembre 2003 da Corriere della Sera

WASHINGTON - Una pioggia di elogi investe Muhammar Gheddafi per la decisione di rinunciare alle armi di sterminio, da quelle chimiche a quelle missilistiche, compresi i progetti di sviluppo nucleare. E dopo l' annuncio di venerdì notte, rappresentanti libici hanno già preso contatto a Vienna con l' Aiea, l' Agenzia internazionale Onu per l' energia atomica, incaricata di ispezionare, verificare e smantellare l' arsenale. Il ministro degli Esteri britannico Jack Straw è il più entusiasta: il colonnello si è dimostrato «uno statista, va applaudito senza riserve, credo che gli Usa revocheranno le sanzioni, anche se non so ancora quando». Una riabilitazione senza precedenti, che trasforma Gheddafi da possibile membro dell' «Asse del male» in un pilastro della pace. Si unisce al coro il premier italiano Berlusconi dichiarandosi soddisfatto, rivendicando all' Italia il merito di «avere partecipato attivamente alla decisione», e rivelando che «Bush si è complimentato con noi» per aver dialogato col colonnello. C' è la sensazione che la lunghissima crisi libica sia alla svolta finale. Il presidente dell' Ue Romani Prodi lo dichiara in modo esplicito, augurandosi che i Paesi europei che li hanno troncati riallaccino i rapporti con la Libia e che essa «si integri pienamente nella costruzione della fiducia, stabilità e prosperità della regione». Concetto analogo esprime Israele a cui parere la decisione «è molto positiva» e rende il Medio Oriente più sicuro: «Se manterrà davvero gli impegni» osserva il ministro degli Esteri Silvan Shalom la Libia «troverà la strada per ritornare in seno alla comunità internazionale». Gli elogi contengono però significative distinzioni a seconda dei Paesi. Francia, Russia e Cina sottolineano invece il primato della diplomazia sulla forza, una critica alla guerra all' Iraq. Il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin parla di «successo della comunità internazionale», quello russo Igor Ivanov di «rafforzamento degli sforzi per la non proliferazione delle armi di sterminio». Il giudizio è condiviso da Javier Solana, il responsabile della politica estera dell' Ue. I Paesi islamici sottolineano invece che Israele, che possiede l' atomica, deve comportarsi come la Libia: «Non ci possono essere eccezioni, il Medio Oriente va denuclearizzato», protestano il leader della Lega araba Amr Moussa e l' egiziano Ahmed Maher. La lettura della Casa Bianca è diversa: sostiene che il timore di fare la fine di Saddam abbia spinto Gheddafi alla resa. Il figlio del colonnello Saif al Islam lo smentisce in un' intervista alla Cnn: «Un anno fa Washington gli assicurò che non aveva piani contro di lui, e mio padre rispose che potevamo fidarci l' uno dell' altro». Saif al Islam spiega che l' accordo è più a vantaggio della Libia che degli Usa e della Gran Bretagna perché le consente di recuperare l' Occidente, gli investimenti, le tecnologie. Come i leader europei, i media commentano che l' esempio di Gheddafi potrebbe essere seguito da altri Paesi. Ed evidenziano la complessità delle trattative segrete degli ultimi nove mesi. Sulle quali vengono adesso diffusi nuovi particolari. Il negoziato avrebbe incluso colloqui notturni a Tripoli tra Gheddafi e agenti della Cia. Nonché visite clandestine di esperti in armamenti americani e britannici in almeno 10 siti sospetti. Ennio Caretto JACK STRAW Gran Bretagna Conosciamo la storia della Libia, ma bisogna giudicare dai loro atti. E ora Gheddafi ha agito da statista che sa prendere decisioni coraggiose SILVAN SHALOM Israele Israele vede con favore le dichiarazioni di Gheddafi sulla rinuncia alle armi di distruzione di massa. Se realizzate apriranno la via del dialogo internazionale JAVIER SOLANA Unione Europea La decisione della Libia è la prova che la diplomazia può battere la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Il passo di Gheddafi è un esempio per il mondo

 

 

 

 

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