Farnesina: guanti gialli con Gheddafi
di Ruggiero CaponeDel 11 aprile 2003 da L' Opinione
Alla Farnesina tutto tace, e non poco diplomatiche (per non dire elusive) sono le risposte che giungono dalla segreteria dell'Ambasciatore Antonio Badini, direttore del primo ufficio "Paesi del Mediterraneo e Medioriente" (struttura competente alla soluzuone delle vertenza italo-libica). "A 800 milioni di euro ammonta il debito consolidato dalla Libia verso le varie imprese italiane nel ventennio 1970-1990 - ci dicono dalla segreteria del Viceministro Adolfo Urso (delegata al Commercio Estero) - Berlusconi ad ottobre scorso ha dato una spallata al sistema, addivenendo all'accordo con il governo libico: preliminare al pagamento che i libici effettueranno quanto prima. I libici hanno detto che sono disponibili a saldare il conto non appena la somma dovuta alle imprese italiane verrà inserita in una posta di bilancio della legge finanziaria del governo libico: attualmente in itinere d'approvazione".
Dopo tortuose insistenze riusciamo a parlare col funzionario del Mae (Ministero Affari Esteri) che siede al tavolo di trattativa italo-libica per ottenere il pagamento: si tratta del dottor Antonio Bellavia, Capo dell'ufficio Primo della Farnesina (competente Mediterrano e Medioriente). "Sono un palermitano - ci dice Bellavia - e come uomo del Mediterraneo riconosco che i tempi e i modi di trattare le cose, anche quelle commerciali, sono diversi tra Occidente e Mondo arabo". Di questo ne hanno preso atto soprattutto gli italiani danneggiati commercialmente, che, riuniti in associazioni, cercano di recuperare le somme, comprensibili di attualizzazione (svalutazione, danni ed interessi vari): vere e proprie fatiche di Sisifo, specie se si considera che l'immobile mondo arabo, pur avendo inventato la matematica (l'algebra), non concepisce che un credito vantato vada attualizzato (che sull'importo vadano calcolati gli interessi).
"Prendiamo atto che il termine del 31 marzo non è stato ottemperato dai libici - spiga Bellavia - ma questo non vuol dire assolutamente nulla, succede che in delicate transazioni un termine slitti, una data non venga rispettata: adesso è comunque certo, in forza dell'accordo firmato ad ottobre scorso dal governo italiano e da quello libico, che si potrà comunque pervenire da una nuova riunione, in grado di determinare un nuovo termine". E quella di Bellavia sembra una metafora alla Bellavista, "A pagare c'è sempre tempo". E i libici questo lo accettano, a differenza della matematica attuariale (roba arcana per i seguaci di Maometto).
"Non credo dilazioneranno molto il termine di pagamento - aggiunge sorridendo Bellavia - certo cercheranno di procrastinare la data di pagamento. E poi credo che gli 800 milioni di euro siano un calcolo di parte, fatto in base alle richieste degli imprenditori italiani: c'è da valutare posizione per posizione, ascoltando anche le perizie libiche".