Gheddafi: “Non ostacoleremo la road map”
“Irreversibile la lotta al terrorismo. Il colonnello aspetta impaziente il semestre italiano”
dall' inviato a Tripoli Laura Cesaretti
Del 6 giugno 2003 da Il Giornale
È da Tripoli, seconda tappa del serrato tour nordafricano del ministro degli Esteri Franco Frattini, che arriva un segnale significativo per lo sviluppo del percorso di pace della «road map». Il colonnello Gheddafi, che ieri pomeriggio ha detto che sarebbe lieto di visitare l'Italia, ha fatto dare dal suo ministro degli Affari Esteri Abdurahman Shalgam il semaforo verde: la Libia, che negli anni scorsi ha avuto stretti contatti e ha fornito sostegni finanziari ai gruppi estremisti palestinesi, non intende mettersi di traverso sulla strada avviata ad Aqaba. «Noi non siamo un Paese confinante con la regione dove si svolge il conflitto - ha detto Shalgam - e non abbiamo rapporti diretti con i Paesi interessati. I palestinesi gestiscono le loro questioni da soli. Quello che la Libia auspica è che si concluda la pace e che i palestinesi ottengano i loro diritti. Sono liberi di decidere come meglio credono». Lo stesso Gheddafi, nell'incontro con Frattini sotto la tenda serrata dalle tre cerchia di mura della caserma Al Aziziyya, ha detto di voler attendere i risultati della trattativa, ma lascia capire che il suo Paese non la ostacolerà ne fomenterà le resistenze insieme al fronte palestinese. Il colonnello ha voluto mostrarsi ai giornalisti per dichiarare che la Libia attende «con gran impazienza il semestre di presidenza italiana, ha assicurato a Frattini il suo «impegno convinto» nella «irreversibile» lotta al terrorismo internazionale del quale, ha concordato, «io stesso sono stato più volte indicato come obiettivo».
«Io - ha scandito il leader libico - considero come nemici coloro che si riempiono la cintura di esplosivo e si fanno saltare in mezzo alla gente». Una presa di distanza dai kamikaze che seminano stragi in Israele e altrove, accompagnata dall'auspicio che gli «amici italiani» si facciano ambasciatori presso gli Usa della volontà della Libia di uscire dal cono d'ombra degli «Stati canaglia» e di essere riammessa nel consesso delle nazioni civili.
I dossier sul tavolo degli incontri libici di Frattini erano numerosi: dalla situazione mediorientale all'immigrazione clandestina, dall'annosa questione dei crediti delle imprese italiane che hanno lavorato in Libia e ancora attendono compensi per 600 milioni di euro, fino alla vicenda dei visti agli italiani cacciati dal Paese negli anni Settanta. Il clima dei colloqui, si assicura da ambo le parti, è a dir poco amichevole: «Con l'Italia abbiamo relazioni esemplari, siete il nostro primo partner economico», sottolinea Shalgam. «Partner e amica», fa eco l'italiano. E in ogni caso insiste Frattini, la regione del Mediterraneo sarà «la priorità» del prossimo semestre di presidenza dell'Ue. Il governo di Gheddafi ha assicurato di voler continuare la «collaborazione fruttuosa» nella lotta all'immigrazione clandestina: in cambio l'Italia si è impegnata a muoversi con i partner europei per ottenere una deroga all'embargo che impedisce alla Libia di rifornirsi di mezzi tecnici e militari che «possono essere indispensabili per le operazioni di contrasto dell'emigrazione illegale».