Clandestini, la Libia base di partenza

di Elena Gaiardoni

Del 19 giugno 2003 da Il Giornale

Gli echi delle sua «cannonate» non si sono ancora dissolti mentre nell'aula di Montecitorio il sottosegretario Mantovano si appresta a riferire sull'ultima strage di clandestini nel canale di Sicilia, ma Umberto Bossi non cambia i toni. I giornalisti lo avvicinano in Transatlantico e il Senatùr commenta: «I clandestini naufragati a Lampedusa?   Me lo dite voi ora... Comunque: erano in viaggio. Quanta gente muore sulle autostrade. Mi chiedete se provo dispiacere? Cosa c'entra, provo lo stesso dispiacere quando vedo i morti per le strade. Uno si spaventa anche. Se per viaggiare si deve morire così, forse è meglio mettere regole più chiare». Certo, non un capolavoro di diplomazia, ma le parole del leader leghista questa volta non suscitano il solito vespaio di polemiche. L'attenzione di tutti è concentrata sull'assalto quotidiano alle coste italiane da parte di centinaia di clandestini e alla dolorosa emozione suscitata dalla tragedia dell'altro ieri al largo di Lampedusa. Così è in un clima di rispetto e commozione che il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano può svolgere la sua relazione alla Camera. L'esponente del governo riassume la vicenda, assicura sull'impegno per il recupero delle salme, ma soprattutto ribadisce quali sono gli impegni presenti e futuri dell'esecutivo nei confronti dell'emergenza immigrazione. C'è la conferma dei principi enunciati nei giorni scorsi dal responsabile del Viminale, Giuseppe Pisanu, a partire dal più importante: «L'obiettivo principale, e sottolineo principale, non è quello di fermare in mare i gommoni o le imbarcazioni di fortuna con i loro carichi di speranza e disperazione. L'obiettivo principale è impedire che partano». L'abbordaggio delle carrette del mare, infatti, non solo mette a repentaglio la vita degli extracomunitari ma «come è accaduto in un passato non lontano, la vita di chi è impegnato nel contrasto». Una linea condivisa dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, secondo il quale «bisogna usare tutte le anni diplomatiche ed economiche per indurre i Paesi da cui partono i clandestini a stipulare accordi». E anche da Totò Cuffaro, presidente della Regione Sicilia, che chiede un intervento dell'Unione Europea: «È necessario - afferma il governatore - che l'Ue si muova in tempi rapidi per assumere un ruolo decisivo in un fenomeno che coinvolge il futuro e lo sviluppo di migliaia di uomini, al di qua e al di là del Mediterraneo. Questo non è un problema che riguarda solo l'Italia», Cuffaro ha ricordato come da tempo si pretendano «interventi nei Paesi che permettono, sulla sponda sud del Mediterraneo, l'ammassarsi di uomini che sono mercé inconsapevole di venditori di illusioni senza scrupolo e rispetto per la vita umana».

Le parole d'ordine sono collaborazione e coordinamento. Le rotte degli scafisti sono cambiate. Dal canale d'Otranto, dove l'esodo dei clandestini ha subito una forte fase d'arresto grazie alla cooperazione con l'Albania, sono passate al canale di Sicilia. «Dal mese d'agosto 2002 fino ad oggi risultano partiti dall'Albania appena due gommoni», ha fatto notare Mantovano. Un dato quasi prossimo allo «zero» se si confronta con i dati degli anni precedenti, quando i clandestini verso la Puglia sono stati 81 dall'1 gennaio al 15 giugno del 2003, 2.714 nel 2002, 5.236 nel 2001, 8.916 nel 2000, 24.993 nel 1999. Il forte calo ha riguardato anche la Calabria. La crescita di Lampedusa, invece, è esponenziale. Da gennaio a giugno 1999 i clandestini intercettati a Lampedusa, Pantelleria e in Sicilia sono stati 443, per passare ai 942 nel 2000, ai 1334 nel 2001, ai 6.886 nel 2002, ai 6.286 nel 2003. L'area calda da cui partono molti di questi disperati è la Libia e in proposito Mantovano ha assicurato che un protocollo d'intesa con Tripoli è stato già «compiutamente finito» sotto il profilo tecnico e di polizia, si attende di «perfezionare il placet politico».

Da sinistra, immancabile, giunge qualche critica tagliente (per il verde Cento «la Bossi-Fini è un fallimento»), ma anche inattesi apprezzamenti. Tra cui quello del presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, che flauta: «II ministro Pisanu si sta muovendo con serietà». E mentre Mantovano avverte che il responsabile del Viminale è pronto a intervenire, «qualora il Parlamento lo richieda, per una discussione più ampia sull'immigrazione», già da oggi il decreto anti-sbarchi, attuativo della Bossi-Fini, potrebbe diventare operativo.

 

 

 

 

 

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