Gheddafi chiede tecnologia per contrastare gli scafisti

Del 19 giugno 2003 da Il Sole 24 Ore

ROMA «Purtroppo uno i vicini non se li può scegliere» usava ripetere il senatore Giulio Andreotti subito dopo quel missile lanciato dal colonnello Gheddafi che arrivò a lambire le coste di Lampedusa, Pare che i libici abbiano sostituito i missili con armi non meno pericolose, un flusso di immigrati che cercano di fuggire da miseria e disperazione. Sembra che gli stessi libici aprano di tanto in tanto i cancelli di grandi centri di raccolta dove stazionano migliaia di immigrati provenienti dall’Africa subsahariana e li affidino a traghettatori senza scrupoli. Una pressione silenziosa e costante nega­ta, ovviamente, almeno in questi termini dalle autorità libiche. Ne ha parlato ieri il direttore del Sismi, il servizio informazioni della Difesa, Nicolò Pollari in un'audizione presso il Comitato di controllo parlamentare sui servizi di sicurezza (Copaco). L'ambasciata italiana a Tripoli pare sia stata messa in allarme mentre i nostri "007" già da tempo operano nell'area per raccogliere informazio­ni sulle partenze dei clandestini.

Il portavoce del ministero dell'Informazione libico ha escluso ieri che gli immigrati giunti a Lampedusa siano partiti dalla Libia. Tuttavia, nonostante il colonnello Gheddafi cerchi di riavvicinarsi alla comunità internazionale con un atteggiamento di maggiore disponibilità sulle responsabilità degli attentatori di Lockerbie e di condanna agli atti di terrorismo dei fondamentalisti islamici, il problema immi­grazione con l'Italia resta un macigno nelle relazioni tra Roma e Tripoli. Da circa un anno il ministero dell'Interno italiano e quello libico della Giustizia e sicurezza pubblica discutono di come rendere concreta la collaborazione nel contra­sto all'immigrazione clandestina. Non si tratte infatti di raggiungere un accordo di riammissione poiché non sono cittadini libici quelli che raggiungono le coste italiane ma di Paesi dell'Africa centrale. Ma, per monitorare quel­le partenze, hanno sempre detto le autorità libiche, occorre che l'Unione europea riveda il regolamento che stabilisce un embargo alle esportazioni verso Tripoli non solo di armamenti ma an­che di strumenti per la sicurezza come radar, metaldetector, visori ecc. indispensabili per un efficace contrasto ai viaggi dei disperati. Il Governo italia­no ha assicurato un passo presso la Commissione per la revi­sione del regolamento in con­comitanza con l'avvio del semestre europeo.

Impegni ribaditi dal prefetto Alessandro Pan­sa al suo omologo libico a fine maggio e ripetuti dal ministro degli Esteri Franco Frattini allo stesso Gheddafi il 5 giugno. Sta di fatto che la bozza per l'accordo sugli immigrati non è stata ancora "finalizzata" come si usa dire in linguaggio diplomatico, ossia non è stata accettata dalla parte libica. La questione immigrati va cosi ad aggiungersi ad un contenzioso bilate­rale ragguardevole in cui si registrano piccolissimi passi per il riconoscimento dei crediti vantati dalle nostre ditte (finora non ne sarebbe­ro stati riconosciuti più di 250 milioni di Euro), per il problema dei visti ai cittadini italiani che nel '69 furono espulsi dalla Libia e che vorrebbero tornare fosse solo per vedere la casa in cui sono nati, per la costruzione dell' au­tostrada Tripoli-Bengasi e per la costruzione di un ospedale ortopedico. C'è chi dice che i libici solo da qualche anno «si siano abituati più che a negoziare» a dettare condizioni come quelle che dettarono (e l'Italia le accettò tutte) nell'ormai famoso comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio '98, documento assimilabile, per molti versi a un atto di resa incondizionata di una capitolazione da parte italiana.

GE. P.

DIECI ANNI DI SANZIONI

Dalle risoluzioni Onu all’embargo europeo

·        Le sanzioni dell’Onu. Nel 1991-92 le Nazioni Unite adottarono due risoluzioni che imponevano alla Libia le seguenti sanzioni: embargo su collegamenti aerei, esportazioni di petrolio e forniture per le raffinerie; messa al bando degli approvvigionamenti di armi; riduzione delle relazioni diplomatiche. Queste sanzioni furono sospese nel 1998.

·        I rapporti con la Ue. Nel ’92 l’Unione fece sue le risoluzioni dell’Onu trasformandole in legge comunitaria. Ma nel 1999 l’Ue decise la sospensione di quella legge e una deroga alle sanzioni bilaterali del 1986 (che comportavano restrizioni sui visti e sul personale diplomatico e consolare). Rimase tuttavia l’embargo all’esportazione di armi verso la Libia. L’embargo è esteso anche a strumenti tecnologici per la sicurezza che, secondo i libici, sarebbero indispensabili per fermare il flusso degli immigrati clandestini.

 

 

 

 

 

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