Libia, Pisanu dal premier "Segnali positivi da Tripoli"
di Goffredo De MarchisDel 30 giugno 2003 da La Repubblica
ROMA-Un lungo incontro a Villa La Certosa proprio alla vigilia del viaggio a Tripoli. Il ministro dell'Interno Beppe Pisanu ha messo a punto i dettagli della missione in Libia con il presidente del Consiglio Berlusconi a Porto Rotondo. Una limatura perché se il titolare del Viminale si è deciso ad affrontare ora la trasferta a Tripoli significa che un accordo di massima con Gheddafi esiste già. E le dichiarazioni pubbliche di Pisanu dalla Sardegna dopo l'incontro con il ministro dell'Interno francese hanno fatto fare qualche passo avanti alla possibilità di un'intesa concreta. Ci sono stati infatti ulteriori contatti con le autorità libiche in queste ultimissime ore. Le parole di Pisanu sono state ben accolte a Tripoli, i segnali per dopodomani sono positivi. Sembra recuperato il terreno rispetto al caso diplomatico provocato dall'intervento del Cavaliere al Senato ("I soldati italiani andranno in Libia a sorvegliare le coste"). Pisanu, con i tecnici del ministero, ha studiato i termini del patto bilaterale. Per l'intesa politica, come fanno notare anche al Viminale, Berlusconi ha giocato la carta dei suoi ottimi rapporti con il Colonnello che ha incontrato in Libia durante l'interim agli Esteri. E pur senza giungere a un impegno ufficiale, qualche risultato sul fronte dell'immigrazione è stato raggiunto anche negli incontri del governo italiano (prima Pisanu, poi Berlusconi) con il ministro dell'Interno francese Nicolas Sarkozy, numero due dell'esecutivo Raffarin. In un'intervista a due voci a un'emittente radiofonica francese, Sarkozy è andato incontro alle richieste italiane di un coinvolgimento di tutta l'Unione europea nella lotta ai clandestini. "La presidenza europea ha un grosso ruolo - ha detto - ma se si vuole lottare contro l'emigrazione clandestina, le mafie e il terrorismo bisogna che lo facciamo insieme". Intanto però è l'Italia ad affrontare l'emergenza degli sbarchi dalla Libia. E non può aspettare le decisioni continentali. Alla missione di Pisanu sono quindi affidate le speranze di arginare il fenomeno. Non ci sarà nessuna "invasione" italiana in Libia, come aveva annunciato Berlusconi immaginando i nostri soldati in pattugliamento sulle coste africane. Ma reparti italiani aiuteranno gli agenti libici nell'addestramento. L'operazione coinvolgerà soprattutto la Guardia di Finanza e la Guardia costiera, più della Marina e dei Carabinieri. Uno "sbarco" soft dunque, con la possibilità di formare degli equipaggi misti a bordo delle motovedette libiche che pattugliano le coste e che possono fermare le carrette pronte a salpare per l'Italia. La Libia del resto ha tutto l'interesse a collaborare con il governo italiano. Berlusconi infatti sta usando la sua amicizia con l'amministrazione degli Stati uniti pel riuscire in una missione che al momento appare impossibile: allentare l'embargo Usa contro Tripoli. Embargo che coinvolge anche l'Unione europea. "Noi teniamo conto dei vincoli internazionali - ha spiegato sabato Pisanu - ma l'Italia punta a superare in tempi rapidi la situazione attuale per agevolare il ripristino di normali rapporti con la Libia". E la telefonata preoccupata di Prodi a Gheddafi, sabato, ha segnalato un'attenzione al fenomeno che non è solo italiana ma riguarda tutta l'Europa.