Quel che il Cavaliere dovrebbe chiedere a Gheddafi

di Ruggiero Capone

Del 23 agosto 2004 da L' Opinione

L’Italia continua a giocare il ruolo del gentiluomo in tutte le vertenze internazionali: manda uomini e mezzi ovunque ma raramente chiede contropartite ai vari tavoli internazionali. Così in molti ricordano al Cavaliere quanti soldi le imprese italiane hanno perso nel mondo, e rimettendoci beni e tecnologie che nessun governo insediatosi a palazzo Chigi ha mai preteso tornassero ai legittimi proprietari. 
E’ il caso delle aziende italiane in Libia: cacciate via da Gheddafi, che non ha pagato loro nemmeno il giusto compenso per il lavoro svolto. Intanto s’apprende della cena informale che verrà consumata il 25 settembre in Libia: nel quadro degli ormai consolidati contatti italo-libici tra Silvio Berlusconi ed il leader libico Gheddafi. Un appuntamento di cui si sa ben poco, non inserito in alcuna agenda ufficiale dei colloqui, proprio in ragione del carattere informale dell’incontro. Sul tappeto, secondo gli addetti ai lavori, i temi della lotta al terrorismo, della non proliferazione atomica e chimica e, naturalmente, il contrasto all’immigrazione clandestina per bloccare il traffico di esseri umani attraverso il Mediterraneo.

Situazioni annose, nessuno osa negarlo: argomenti che prefigurano comunque l’apertura della casse italiane e non libiche. Queste ultime infatti continuano a sottolineare “i danni di guerra saranno sempre in piedi, sempre al centro di continue richieste di Tripoli nei confronti dell’Italia”. A questo punto l’incontro economico più che bilaterale assumerà tinte “monolaterali”, e chissà se il Cavaliere rammenterà a Gheddafi quanti soldi le aziende italiane avanzano dalla Libia e, soprattutto, che i danni di guerra l’Italia li ha già abbondantemente pagati per tre volte.

 

 

 

 

 

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