Italia-Libia, un’intesa modello

Del 26 agosto 2004 da L' Arena

Tripoli. L’intesa ribadita ieri tra Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi nella lotta all’immigrazione clandestina sia da modello per le relazioni tra l’Africa e l’Unione Europea. È questo l’auspicio che il presidente del Consiglio lancia al termine della sua visita al presidente libico Muhammar Gheddafi. Così, mentre l’emergenza sbarchi resta al centro delle preoccupazioni italiane, il presidente del Consiglio rafforza una condivisione importante con il leader di quel Paese, inevitabilmente di transito per parecchi flussi migratori. E la ricetta per far sì che si riescano a governare le entrate dei regolari passa attraverso aiuti allo sviluppo dei Paesi d’origine, ma anche di quelli di transito. Nonostante il carattere «informale», la visita di Berlusconi e Pisanu al colonnello Gheddafi segna una tappa importante nei rapporti tra l’Italia e la Libia. Certamente sarà mancato il protocollo ufficiale degli incontri bilaterali. Tuttavia la durata della visita, più di cinque ore, e l’intensità di alcuni dei passaggi, hanno caricato questa giornata di valore politico. Appena atterrata all’aeroporto di Sirte, la delegazione italiana ha avuto un primo breve colloquio con il leader libico in una vera e propria tenda da campo, in mezzo al deserto. Informale, a dir poco, anche la tenuta scelta da Gheddafi per accogliere Berlusconi: una camicia rosa con su stampati molti visi dei leader storici dell’Africa di ieri e di oggi. Un modo di ribadire il proprio ruolo guida per l’intero continente africano.
In un vero tour de force, Gheddafi ha accompagnato gli ospiti in alcuni luoghi simbolo della Libia. In pullman hanno raggiunto il mausoleo di Gardaija, un grande edificio circolare costruito nel luogo dove nel 1915 si svolse una battaglia sanguinosa tra l’esercito italiano e quello libico. Il presidente del Consiglio ha suggellato l’avvenimento con un messaggio sul Libro della memoria: «Questo mausoleo - ha scritto Berlusconi - ricorda una vicenda drammatica che vide schierati il popolo libico e quello italiano su fronti opposti, ma sono sicuro che da oggi in avanti i nostri due popoli saranno sempre dalla stessa parte, insieme amici, per aiutare il proprio benessere e la propria libertà». Dopo il mausoleo, il premier ha visitato un enorme bacino artificiale, opera simbolo dello sviluppo economico del Paese nordafricano. In tarda serata, la cena in un grande accampamento, una sorta di oasi artificiale nel deserto, con tanto di piscina.
E nel frattempo, in Italia, è polemica sulle affermazioni del senatore a vita Giulio Andreotti riferite al ministro leghista Calderoli: «Quando vedo - ha detto al meeting di Cl - che un ministro in carica contesta al ministro dell’Interno la liceità di cercare una soluzione più umana al problema dell’immigrazione clandestina io non ci sto». «Da cristiano - spiega - so che le sacre scritture ci insegnano che lo straniero deve ricevere la stessa considerazione delle vedove e degli orfani. Un paese di emigranti come l’Italia questo non lo può dimenticare». Ma la Lega non ci sta a passare per miscredente, e respinge ogni tentativo di evangelizzare il dibattito sull’immigrazione. «Un Paese non basa le sue leggi sul Vangelo, la laicità dello Stato non si discute», ribadisce il senatore leghista Antonio Vanzo.

 

 

 

 

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