Icilio Sideri, detto il vulcano d'Abruzzo, si è spento aspettando i soldi da Gheddafi 

di Leone Massa

Del 30 settembre 2004 da L' Opinione

Così lo chiamavo il carissimo amico Icilio Sideri: il vulcano d'Abruzzo. Un Uomo, con la U maiuscola, sempre più rari di questi tempi! Ho avuto la fortuna di conoscerlo da pochi anni ma in ogni momento mi ha dato l'opportunità di apprezzarne le sue grandi doti morali. E che non fossi il solo l'ho potuto costatare ai suoi funerali venerdì scorso, 24 settembre, a Lanciano, dove mi sono recato per rendergli l'estremo saluto. Giudicate voi. Appena giunto a Lanciano vado ad una edicola di giornali e chiedo alla giornalaia i quotidiani del luogo. Mi domanda: Per la morte del nostro Cavaliere Sideri?Rispondo di sì e nel prenderli mi dice: Che peccato! Poche parole che dimostrano quanto fosse voluto bene.

Mi dirigo nella zona industriale dove aveva creato dal nulla importanti iniziative industriali e dove abitava, e trovo centinaia di auto in sosta di persone che erano lì per il mio stesso motivo. Salgo al primo piano, dove nel suo studio i figli avevano allestito la camera ardente, e trovo un picchetto d'onore formato da quattro operai della Sanmarco, una delle grandi aziende fondate da Icilio Sideri con oltre 200 dipendenti. Nell'ingresso, nelle scale, nel corridoio e nella camera, dove era sistemata la salma vi è un flusso ininterrotto di persone di tutti i ceti sociali ed in rappresentanza delle massime Istituzioni locali e nazionali. E mancano ancora più di cinque ore da quella fissata per i funerali!

Tra i quattro del picchetto d'onore vi è uno con i capelli bianchi ed il figlio di Icilio, Marco, mi spiega che erano stati gli operai a voler fare il picchetto ed il più anziano che avevo notato era stato loro dipendente ed era già da oltre tre anni in pensione. Anch'egli era andato lì per rimettersi la tuta e rendere omaggio al suo datore di lavoro. Non mi meravigliai più di tanto perché quando, qualche anno fa, Icilio Sideri mi fece visitare i suoi stabilimenti, nell'indicarmi uno per uno i suoi operai mi disse, con gli occhi che esprimevano tutta la sua gioia: Vedi, quello sta con me da trenta anni, quest'altro da 26 e per avvalorare quanto mi stava dicendo si avvicinò ad uno di loro e domandò: da quanto tempo lavori qui? Ed egli rispose: da 32 anni, Cavaliere. 

Sappi, caro amico - mi disse - io sono nato operaio. Dopo la guerra misi su, con grandi sacrifici, una piccola officina di riparazione e manutenzione auto, poi mi dettero l'assistenza Fiat e nel '60 ho creato la Sanmarco dove oggi si completano con telai, cabine e cassoni i prodotti Iveco e non solo. Infatti la Sanmarco produce anche barriere stradali e tante altre cose. E tanti altri prodotti industriali escono dagli stabilimenti di Val di Sangro. Ai funerali nella cattedrale di Lanciano e nel piazzale antistante vi era tanta gente con gli occhi umidi di lacrime. Ho notato un drappello con labaro dell'associazione Carabinieri, rappresentanti della Guardia di Finanza, i rappresentanti della Croce Rossa, dell'Associazione industriale di Chieti col proprio presidente.

Icilio Sideri è stato presidente della Pmi e per 19 anni presidente dell'Assoindustria di Chieti durante i quali ha profuso tutte le sue energie per lo sviluppo industriale della zona ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Fu chiamato nel consiglio della locale sede della Banca d'Italia ed ha fatto parte della giunta di Confindustria. Ha sicuramente meritato l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro conferitagli da Francesco Cossiga come meriterebbe, oggi che è morto, di essere ricordato ai posteri con il lungo viale, dove ha sede anche la Sanmarco, a lui intestato.

Si faceva voler bene, era una persona che non veniva mai meno alla parola data, era fiero della sua terra, l'Abruzzo, difendeva in ogni luogo ed in qualsiasi occasione con tutta la forza e l'irruenza del suo carattere l'artigiano, la piccola e la media industria quali veri pilastri dell'economia nazionale e non aveva torto. L'ho trovato sempre al mio fianco quando si è trattato di difendere i diritti dei più deboli o di chi non avesse voce. Per lui era una questione morale e di principio.

Fu lui l'ispiratore dell'associazione delle aziende creditrici della Libia il 15 novembre del 2000 in occasione dell'assemblea tenutasi in Confindustria e, nel gennaio del 2001, uno dei soci promotori dell'Airil (Associazione italiana per i rapporti italo libici) dove ha ricoperto sino alla sua morte la carica di consigliere e tesoriere. Fu lui che volle me come presidente dell'associazione e lui che ho trovato vicino in ogni occasione e circostanza. L'Airil è in lutto per la sua morte ed il mio cuore e la mia mente sono ripieni di una tristezza infinita.

Mi mancheranno le sue telefonate quasi quotidiane, la carica che sapeva darti, la fiducia sincera che riponeva in te, sprone per superare le difficoltà di un mondo rivolto solo a biechi interessi e sordo a qualsiasi rispetto del lavoro altrui e dei diritti da esso derivanti. Alla moglie, signora Assunta, ed ai figli, Nicola, Marco e Sergio, giunga il senso del nostro cordoglio con la certezza che sapranno continuare l'opera del grande papà con la stessa dirittura morale e con lo stesso impegno.

 

 

 

 

 

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