Libia, il ritorno degli italiani 

di Ruggiero Capone 

Del 16 novembre 2004 da L' Opinione

Mercoledì 17 novembre, dopo 34 anni, il primo gruppo di italiani (ex-residenti) hanno ottenuto dalle autorità libiche il visto d’ingresso per rivedere la terra nella quale sono nati ed hanno vissuto: furono allontanati e privati dei loro beni nel settembre 1970, a seguito dei provvedimenti adottati dal governo rivoluzionario del colonnello Gheddafi. “Dopodomani torniamo a Tripoli dopo 34 anni” annuncia un comunicato dell’Airil. Ma qualcuno fa notare che è ancora in piedi un contenzioso, vale a dire la restituzione dei beni agli italiani che subirono il sequestro da parte di Gheddafi. E poi ci sono gli svariati milioni di euro che il governo libico deve pagare alle aziende italiane che hanno fornito beni e servizi e non sono state pagate per ordine di Gheddafi.

Il ritorno, dopo un distacco così lungo, è stato reso possibile in base agli accordi bilaterali nell’ambito del processo di normalizzazione italo-libico. Berlusconi è riuscito a spuntare da Gheddafi l’abolizione dal calendario libico della Festa della vendetta (giorno della cacciata degli italiani) oggi trasformata in Festa dell’amicizia. La delegazione italiana sarà guidata dal presidente dell’Airil, Giovanna Ortu, è composta da rappresentanti dei rimpatriati di varie generazioni. Intanto l’associazione delle aziende italiane creditrici della Libia, ci ricorda che sabato scorso s’è suicidato il fiorentino Aldo Manni: non ha sopportato più che la sua azienda abbia chiuso perché non riusciva a riscuotere i crediti da Gheddafi.

 

 

 

 

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