Le pretese del Colonello e le incertezze dell'Italia

di Leone Massa

Del 8 marzo 2006 da L' Opinione

Un cittadino comune, che ha vissuto questi settant’anni di vita italiana e conosciuto la Libia per esserci stato prima e dopo la rivoluzione gheddafiana e che ha amato questo Paese quasi come il proprio, rimane sconcertato dagli atteggiamenti tenuti dai rappresentanti dei Governi dei due Paesi. Mi recai in Libya la prima volta nel ’65 perché invitato da un libico che aveva visitato lo stand della mia azienda in una Fiera Internazionale qui in Italia. Adempii l’invito di mio padre baciando la terra di Libya appena sceso dall’aereo. Mio padre, durante l’ultima guerra aveva avuto con se un maresciallo dei Carabinieri libico. Fui accolto con simpatia e cordialità non solo da chi mi aveva invitato ma anche da tutte le persone che, in quelle due settimane si soggiorno, ebbi la fortuna di conoscere. Ricordo che un maggiore della polizia libica mi condusse a visitare le rovine romane di Leptis Magna e di lì a pranzo in casa del sindaco di Kussabat. Da anni soffrivo di forti mal di testa dovuti alla sinusite e durante questo viaggio fui colto da un atroce mal di testa. Il maggiore mi domandò la causa ed io gliela dissi. Nell’attraversare il paese di Kasr el Kiar si fermò ad una farmacia, comprò un medicinale e me ne mise una goccia in entrambi gli occhi coprendoli con un fazzoletto. Dopo cinque minuti il mal di testa scomparve, cosa che non mi era capitata con i tanti medicinali prescritti dai miei medici in Italia. La mia sorpresa fu quando, ritornato in albergo, mi accorsi che era un prodotto farmaceutico italiano. Sono ritornato in Libya nel ’72 e questa volta per una commessa ricevuta dalla mia azienda per un lavoro a Misurata. Anche in questa città fui accolto con la stessa cordialità e simpatia. Le commesse si susseguirono ed io ebbi l’occasione di conoscere questo meraviglioso Paese, da Tripoli a Bengasi, da Sebha a Gdames. Ovunque ho conosciuto persone splendide e riconoscenti per quanto realizzato dall’Italia in quel Paese durante il periodo coloniale. Un libico mi disse: Forse, Mussolini sarà morto troppo tardi per voi, ma troppo presto per noi! Durante la mia permanenza in Libya potetti assistere agli interventi televisivi, quasi quotidiani, del leader libico Gheddafi che spiegava al suo popolo le proprie idee per creare della Libya uno stato moderno nonché la sua teoria universale sulla vera democrazia, equidistante dal capitalismo e dal comunismo. Non vi nascondo che fui affascinato dalle sue idee e, sebbene non condividessi la conclusione del suo libro verde, concordavo sulla sua analisi delle democrazie occidentali. Quest’ultimo fu il motivo per cui distribuii, durante i comizi dei nostri politici, il libro verde di Gheddafi. Durante i miei soggiorni in Libya ne ho visto di personaggi italiani che si recavano in quel Paese per arricchirsi a spese di Gheddafi con programmi autolesivi della propria identità nazionale, quali, ad esempio, quello di un avvocato di Catania che prevedeva la secessione della Sicilia dall’Italia per ritornare, come dall’810 al 1070, sotto il protettorato arabo. Ho avuto la percezione dell’intelligenza e furbizia di cui era dotato Gheddafi ogni qualvolta era visitato da uno dei nostri governanti o politici. Gheddafi ha l’intelligenza di soppesare al primo sguardo il personaggio che si trova di fronte; ne coglie immediatamente il suo lato debole e si regola di conseguenza nell’interesse proprio e della nazione che rappresenta. Ha saputo gestire i terroristi internazionali e saputo disfarsene al momento opportuno. Vedi, ad esempio, la fine che fecero quelli rifugiatisi in Libya ed inviati in Libano quando la guerra civile era ormai sedata. Ha saputo gestire l’opinione pubblica libica sull’identità nazionale con la cacciata degli ebrei, degli italiani, degli inglesi, degli americani istituendo la giornata della memoria per questi accadimenti. Mancava solo, come mi disse un libico, che si commemorasse la giornata della cacciata dei libici. La prima svolta di Gheddafi la notai dopo la visita in Libya del leader massimo Fidel Castro e me ne meravigliai. Non era possibile che una persona intelligente come lui seguisse i consigli e nazionalizzasse tutto quello che era possibile, cambiasse la moneta per costringere i propri connazionali a portare in banca i propri risparmi e prelevare massimo 500 dinari al mese. I commercianti e gli importatori libici non potettero più onorare i loro debiti verso i propri fornitori per l’impossibilità di prelevare i propri soldi e trasferirli ai propri creditori. Promulgò la legge per cui la casa era un bene di chi l’abitava con la conseguenza che i libici non potettero più lasciare la propria abitazione per una gita senza vedersela occupata da un altro. Di attentati Gheddafi ne ha subito a centinaia, alcuni dei quali repressi nel sangue, e sventati grazie alle informazioni dei nostri servizi segreti. Ormai l’opinione pubblica libica, sia quella di parte sia quella contraria, è convinta che sia protetto da Allah. Alla sua salita al potere abolì tutte le leggi esistenti dichiarando che l’unica direttiva morale era quella derivante dalle leggi coraniche. Certamente il comportamento ambiguo avuto successivamente ha destato dei dubbi in quei ceti islamici integralisti del suo stesso Paese per cui ha subito un attentato nel quale morì una sua guardia del corpo e lui fu ferito gravemente al femore. Di qui la sua presa di posizione contro l’integralismo islamico e Bin Laden ed ancor prima dell’11 settembre. Dopo questa data e dopo la posizione assunta dall’America e dalla comunità internazionale nei confronti dell’integralisno islamico, ha accettato di risarcire l’America e l’Inghilterra per Lockerbie, rinunciare alle armi di distruzioni di massa, etc. Per questa ragione, dopo averli cacciati, ha accolto a braccia aperte sia americani sia inglesi. Non so se abbia abolito la giornata di festa per la loro cacciata. Certo è che, dopo aver usato della stupidità dei nostri governanti che l’avevano aiutato nel rientro nella comunità internazionale e ben conoscendo la natura della classe politica italiana di essere sparpagliati e non vincoli ( come diceva Totò), anche quando si tratta di difendere gli interessi dell’intera comunità nazionale, ha usato il ricatto verso il nostro Paese per giustificare il dissenso verso di lui a Bengasi. Questa volta, però, il leader libico mi ha completamente deluso. E’ mai possibile che una persona, che consideravo intelligente, dichiarasse che “ i libici odiano gli italiani” e poi chiede che l’Italia risarcisca, ed immediatamente, coloro che la odiano. Se ciò avvenisse bisognerebbe credere veramente che siamo governati da un gruppo di imbecilli! Un Governo che si rispetti e che abbia la dignità di rappresentare un popolo civile non può sottostare, per nessun motivo, ai ricatti e dovrebbe adoperarsi per indennizzare sia i ventimila italiani cacciati da Gheddafi nel ’70 per i loro beni confiscati sia le imprese che dagli anni ’80 sono ostaggio di Gheddafi per il pagamento dei loro crediti. Degli eventi di Bengasi qualcosa sarà giunta all’orecchio dei servizi libici alcuni giorni prima e ne sono prova le dichiarazioni del figlio Saif tre giorni prima della rivolta. C’è da rilevare che la polizia ha sparato sui dimostranti, cosa che non avrebbe mai fatto se non fossero stati oppositori del regime. Oggi, dopo la mancata cattura di Bin Laden da parte degli americani e la guerra fratricida in Iraq, Gheddafi la pensa allo stesso modo del suo popolo e si sarà domandato: Fa che anche Bin Laden, come me, è protetto da Allah? Allora è meglio tenere il piede in due staffe. E così il figlio fa liberare 128 oppositori del regime, in carcere dal ’98, tra i quali 85 estremisti islamici. Ed ecco che ricompare l’astuto leader che, per giustificare gli eventi, copre tutto con l’odio del suo popolo verso gli italiani. In questo caso ha sbagliato, e di grosso, per due ragioni. La prima perché si è messo alla stessa stregua di Bin Laden nel fomentare l’odio e la seconda perché, se verrà torto un capello ad un italiano che lavora in Libya, se ne sarà reso responsabile personalmente. Questo sempre che i nostri Governi, quello attuale e quello che gli succederà, sapranno avere una spina dorsale e farsi rispettare anche attraverso i propri fidati alleati, se veramente li hanno.

 

 

 

 

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