Berlusconi paga il pedaggio a Gheddafi

di Fabrizio Finzi

Del 1 aprile 2006 da Il Tempo

L'AUTOSTRADA di 1.700 chilometri che, seguendo il tracciato della via Balbia, dovrebbe unire l'Egitto alla Tunisia attraversando tutta la Libia si farà: costo stimato, sicuramente per difetto, tre miliardi di euro. L'impegno politico è venuto da Silvio Berlusconi che sembra aver superato le incertezze delle scorse settimane: «Credo che quest'opera si possa fare e credo che a questo punto si debba fare». Un'accelerazione, questa del premier, che Muammar Gheddafi attendeva da anni e che soddisfa una sua richiesta portata avanti con costanza, attraverso lusinghe e minacce, fatte arrivare in Italia a tutti i diversi inquilini di palazzo Chigi. Ma mai nessun presidente del Consiglio si era sbilanciato come Berlusconi. Non risultano però - da tutte le fonti interpellate - che ci siano state riunioni italo-libiche o contatti ufficiali tra Roma e Tripoli negli ultimi giorni a puntellare l'apertura del premier. Berlusconi ha quindi preso questa decisione, che cade a pochi giorni dalle elezioni, in solitudine. D'altra parte l'opposizione compatta da tempo ritiene che il contenzioso vada assolutamente superato e la decisione odierna del presidente del Consiglio difficilmente potrebbe essere contestata politicamente. Lo scorso 6 marzo, dopo gli incidenti di Bengasi, il premier si era limitato a confermare che il colonnello aveva rinnovato la richiesta e che il Governo la stava esaminando. Ieri mattina l'annuncio che Berlusconi ha motivato con chiarezza: la Libia ci dà gas e petrolio; molto gas e petrolio. Troppo per lasciar deteriorare ulteriormente i rapporti con Tripoli. «Se vogliamo continuare i rapporti con la Libia, che è - ha spiegato Berlusconi - un grande produttore di gas e di petrolio, bisognerà cominciare a costruire questa autostrada continuandola negli anni, chiedendo in cambio a Gheddafi di avere spazio per le nostre esportazioni e le nostre imprese». Il negoziato italo-libico è bloccato da anni e si articola nella richiesta di Gheddafi di «un gesto concreto e non solo simbolico» per chiudere le ferite causate dall'occupazione coloniale italiana (1912-1943). Dall'altra parte l'Italia chiede il rispetto dei diritti dei cittadini italiani espulsi nel 1970 da Gheddafi e il pagamento dei crediti vantati dalle aziende italiane, circa 1000 miliardi di vecchie lire. Veemente è stata la reazione dell'Associazione Rimpatriati dalla Libia (Airl) che, attraverso il presidente Giovanna Ortu, ha seccamente osservato che «Berlusconi ha ceduto senza dignità al ricatto di Gheddafi». Un cedimento che pagheranno «tutti i figli dell'Italia di oggi» visti gli altissimi costi dell'opera. «Dove troverà i soldi Berlusconi?»: se lo chiede anche il diessino Stefano Passigli, che ha sottolineato come sarebbe invece ben più «urgente completare la Salerno-Reggio Calabria». Lusinghiero invece il giudizio dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga: «Apprezzo il coraggio di Berlusconi nel riconoscere i gravi torti che purtroppo l'Italia ha commesso nei confronti della Libia» e «mi fa piacere che il Governo abbia preso in considerazione come realistica la richiesta dell'amico colonnello Gheddafi per la costruzione dell'autostrada litoranea». Ma, come ha osservato lo stesso Berlusconi, i tempi non sono assolutamente prevedibili; si tratta di una dichiarazione di intenti: «è una grande opera dal costo rilevantissimo, e in questo momento i conti dello Stato sono quello che sono», ha concluso con realismo.

 

 

 

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