L'Italia accetta di pagare l'autostrada chiesta da Gheddafi

Del 4 aprile 2006 da Italian Outlook facts & analysis

Sui difficili rapporti sulla Libia Berlusconi ha fatto una comunicazione, impopolare e incomprensibile per gli elettori, alla vigilia del voto del 9-10 aprile. Ha annunciato in tv nel programma Matrix di Canale 5 che l'Italia accetterà di costruire gratuitamente l'autostrada da 2000 chilometri dalla Tunisia all'Egitto, pretesa dal colonnello Gheddafi come ulteriore risarcimento dei danni coloniali già ripetutamente risarciti. L'opera è valutata a 6 mila miliardi di euro, il doppio della valutazione fatta un paio di anni fa. Una sconfitta elettorale del Cavaliere non modificherà le cose perché il candidato premier del centro-sinistra Romano Prodi si è già mostrato molto favorevole alla costruzione di questa grande opera.

Per un contenzioso di 100 anni fa, l'Italia sarà l'unico Paese a risarcire la Libia che a sua volta, per uscire dall'isolamento internazionale, ha dovuto risarcire Usa, Gran Bretagna e Francia per i danni e le vittime del terrorismo degli anni ‘70-‘80 appoggiato da Tripoli. Per Berlusconi è una questione di realismo. Ha fatto capire che Gheddafi è ossessionato dalla vecchia questione coloniale e che ad ogni sua visita in Libia lo ha martellato con film, foto e letture d'epoca. Per ottenere una definitiva riconciliazione con la Libia, il premier ritiene che non vi sia altro da fare che accontentare il colonnello: “Bisognerà costruire e a poco a poco completare questa autostrada avendo in cambio un grande sviluppo delle nostre imprese in Libia e delle nostre importazioni". I motivi del nuovo cedimento italiano sono questi:

1) I presunti sentimenti anti-italiani dei libici sono sempre stati una commedia per coprire le relazioni petrolifere tra Roma e Tripoli e l'appoggio occulto di Roma al regime libico. Questa commedia ha funzionato perché coperta dall'isolamento internazionale della Libia, ma nel nuovo quadro internazionale non può più funzionare. Occorre quindi che Roma paghi un prezzo ufficiale per una ufficiale riconciliazione.

2) Il regime di Gheddafi, nella percezione italiana, resta il migliore possibile nella Libia attuale ritenendo che una caduta di Gheddafi, porterebbe inevitabilmente a Tripoli un governo integralista, davanti alla Sicilia, con il rischio di contagiare sia il Maghreb sia la fascia di Paesi sahariani e subsahariani. L'establishment italiano si è molto spaventato per i disordini di Bengasi che la Farnesina, d'intesa con l'ambasciata libica a Roma, ha cercato di minimizzare. Ecco perché le ultime violenze anti-italiane in Libia, anziché allontanare i due Paesi, li hanno riavvicinati, convincendo Roma che occorre sostenere a tutti i costi Gheddafi. E quindi l'Italia ha assunto ancora una volta un ruolo di protezione della Libia, a mantenimento dello statu quo. La stessa cosa e con la stessa logica, la diplomazia italiana aveva fatto nel 1990-91 con la Somalia di Siad Barre, sostenendo il dittatore fino all'ultimo, anche quando era assediato nella propria residenza da sovrastanti forze nemiche.

3) In questa situazione, è stata definitiva la recente crisi del gas russo. Berlusconi, nel programma Matrix su Canale 5, ha evocato il ruolo di Tripoli come produttore di gas. Il nuovo gasdotto Libia-Italia è stato ultimato e inaugurato da tempo, ma Gheddafi non ha mai deciso di aprire i rubinetti insistendo a chiedere la costruzione dell'autostrada. Dopo due anni di imbarazzato silenzio diplomatico con Gheddafi, il Cavaliere ha quindi annunciato il suo consenso alla richiesta.

 

 

 

 

 

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