Berlusconi a Gheddafi: «Dispiaciuto di tutto» . Fini in moschea a Roma

di Andrea Indini

Del 19 febbraio 2006 da La Padania

Roma - L'annuncio delle dimissioni di Roberto Calderoli arriva pochi minuti prima delle 15. Silvio Berlusconi lo aveva invitato a dimettersi già dalla sera prima. Si conclude così la vicenda innescata dalla maglietta “anti-islamica” del ministro leghista ed esplosa con gli scontri (e i morti) di Bengasi. Passata la bufera, la preoccupazione principale della Cdl è stata quella di circoscrivere la vicenda. Nel vertice di Palazzo Chigi, Berlusconi, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini hanno concordato una strategia di comunicazione tesa a gettare acqua sul fuoco e a considerare il caso chiuso. Così il Cavaliere prima telefona al colonnello Gheddafi «per ribadire l'amicizia dell'Italia con la Libia». Quindi vola a Verona dove in un comizio di Forza Italia dice che gli scontri di Bengasi sono stati provocati «da un atto di leggerezza del nostro ministro». E asicura: «Il rischio di un'inimicizia con la Libia è superato». Il ministro degli Esteri Fini, invece, visita la moschea di Roma (dove, in segno di rispetto, si toglie le scarpe per poterci entrare). Quindi, sente gli ambasciatori dei paesi islamici «per rassicurarli sulla linea di dialogo e rispetto seguita dall'Italia». Il vicepremier rassicura anche gli elettori spiegando che «le dimissioni dell’esponente leghista non avranno conseguenze sull'alleanza con il Carroccio». «Quella di Calderoli - spiega il leader di Alleanza nazionale - è stata una provocazione della quale forse non si rendeva neanche conto, ma che non fa venir meno la possibilità di governare con la Lega». Il leader dell’Udc Casini convoca la riunione (prevista per martedì) dei capigruppo di Montecitorio al fine di organizzare organizzare una seduta speciale dell'aula con il vicepremier e il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu sulla vicenda. «Gesti come quelli di Calderoli - spiega Casini - sono incompatibili con la presenza in un governo serio e responsabile di un grande paese europeo». Il leader centrista dà comunque atto al presidente del Consiglio di aver agito «con tempestività e chiarezza». Come per Fini, anche per Casini l'alleanza con la Lega non è assolutamente in discussione. «Le richieste del centrosinistra in questo senso le respingiamo al mittente perché sono chiaramente strumentali», ribatte alle accuse di Romano Prodi e compagni. Secondo Casini, infatti, «questa vicenda non incide sulla sfida elettorale perché gli italiani sanno come il nostro governo ha operato».

 

 

 

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