Accordo tra Italia e Libia pattuglie miste sulla costa
di Dino MartiranoDel 13 settembre 2006 da Corriere della Sera
Con pazienza certosina, dopo lo stop di mezza estate imposto da Tripoli, il Viminale ha riavviato il dialogo tecnico con la Libia sul versante del contrasto all'immigrazione clandestina. E un primo risultato è stato ottenuto perché, nel corso di un incontro tra funzionari svoltosi a Roma, i libici hanno accettato finalmente di inviare in Italia un ufficiale di collegamento: una figura di buon profilo, di cui si era parlato già durante la gestione Pisanu, la quale ora sarà l'interfaccia degli investigatori del Servizio Operativo Centrale della polizia nel tentativo di «fare squadra» contro i mercanti di esseri umani. «È una bella novità», commentano al Dipartimento della pubblica sicurezza. E non è da trascurare anche l'accettazione da parte libica di una aliquota di investigatori della polizia italiana (a Tripoli già ci sono da tempo ufficiali di collegamento) che potranno «partecipare alle operazioni attualmente in corso sulla costa libica dove sta iniziando ad operare una task for ce libica costituita ad hoc dalle autorità di Tripoli...». Questo è il massimo che il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ha potuto ottenere dal «tavolo tecnico». Ulteriori sviluppi, annuncia il Viminale, ci saranno «a breve» con l'incontro tra Amato e il ministro libico Salah El Musmari «per fare il punto della situazione». Luogo, data e agenda ancora da stabilire. Resta aperto, dunque, il delicatissimo problema del controllo delle coste che, a ben vedere, i libici mostrano di saper monitorare quando si tratta di individuare i pescherecci di Mazara del Vallo: ieri una motovedetta libica ha bloccato il «Mediterraneo Primo» a 20 miglia dalla costa costringendo l'equipaggio a far rotta sul porto di Darnah. Tanta efficienza, invece, non si verifica quando si tratta di individuare nelle acque territoriali libiche le imbarcazioni «usa e getta» cariche di extraco munitari diretti a Lampedusa. Sette giorni fa, facendo saltare il vertice trilaterale convocato a La Valletta, Tripoli aveva respinto la proposta del commissario Ue Franco Frattini dì un pattu gliamento europeo (missione Frontex) delle acque territoriali li biche. Netta la chiusura del viceministro degli Esteri Abdulati Alobidi: «La Libia non accetterà mai il pattugliamento del mare all'interno dei propri confini. Per combattere l'immigrazione clandestina l'Europa ci deve dare mezzi e apparecchiature adeguate». E forse i libici hanno in parte ra gione anche perché il commissario Frattini, intervenendo in commissione al Parlamento europeo, ha dovuto ammettere che l'agenzia Ue per le frontiere «ha al suo attivo 51 persone di cui 32 impe gnate alle Canarie a fronte di mila immigrati arrivati quest' estate... e che qualcuno vorrebbe ridurre i fondi Frontex da 22 a milioni di euro». Sui rapporti tra Italia e Libia stato pubblicato un rapporto Human Rights Watch che critica l'operato del governo Berlusconi per aver espulso in Libia, tra il 2004 e il 2005, 2.800 migranti e poi Tripoli ha provveduto a riman dare nei propri Paesi. Hrw denuncia abusi e violenze sui migranti e i richiedenti asilo che in Libia non possono contare neanche sulla protezione stabilita dalla Convenzione dei rifugiati del 1951. Human Rights Watch ha così sospeso ogni giudizio sul governo Prodi, citando nel rapporto lo “sviluppo positivo” e il “passo in avanti” dovuto al fatto che ora l'Italia non effettua più espulsioni verso Paesi che non hanno firmato la Convenzione del 1951: “Il governo Prodi ora deve assicurare che per chiunque giunga in Italia o sia intercettato in mare vi sia la concreta opportunità di presentare domanda di asilo”, ha comunque avvertito il direttore del programma rifugiati di Hrw, Bill Frelick. La linea adottata dal ministro Amato, invece, viene bocciata dall'Europarlamentare Giusto Catania (Prc): “L'accordo tra Italia e Libia assomiglia troppo alle scelte fatte dal governo Berlusconi”.