Gheddafi bloccato con due valigie piene d' oro: «Per i regali»

di Alberizzi Massimo

Del 29 gennaio 2007 da Corriere della Sera

L' imprevedibile leader libico Muhammar Gheddafi non si smentisce mai e anche ad Addis Abeba, dove oggi comincia il summit dell' Unione Africana, ha legato il suo nome a un' altra bizzarria. Il continente muore di fame? E lui facendo sfoggio di sfarzo ed egocentrismo arriva in Etiopia portandosi dietro un codazzo di 15 automobili, arrivate via aerea con appositi cargo. Ma non solo: nel suo bagaglio ha pensato bene di sistemare due valigie piene d' oro. «Un regalo del nostro leader ai capi di Stato africani», hanno spiegato diplomatici libici al quotidiano etiopico Capital. Le 15 auto sono state fatte entrare in Etiopia, ma quando i doganieri hanno aperto le due valigie e, meravigliati, hanno scoperto che erano piene di pepite d' oro, le hanno bloccate e chiesto l' autorizzazione alla dogana. Ieri sera il permesso non era ancora arrivato. Perché questi regali? Forse per realizzare un vecchio progetto libico, quello di smembrare il quartier generale dell' Unione Africana, che ora è ad Addis Abeba, in due tronconi: una parte resterebbe nella capitale etiopica e un' altra - consistente - sarebbe trasferita a Tripoli. Ipotesi assai difficile da realizzare, ma che comunque prima di tutto deve trovare la simpatia della maggioranza dei Paesi del Continente. La proposta libica, comunque, non è all' ordine del giorno. Al vertice dell' Unione Africana si parlerà di tre cose che rischiano di dividere il continente, bianchi/arabi da una parte e neri/africani dall' altra: Darfur, Somalia e la presidenza dell' organizzazione. Quest' ultima era stata promessa al leader sudanese Omar Al Bashir dopo che, l' anno scorso, le sue aspirazioni erano state bloccate dalla forte opposizione dei Paesi dell' Africa nera, assai stizziti dall' atteggiamento di Khartoum nei confronti del problema del Darfur: Bashir non ha mai accettato interferenze straniere (se non osservatori dell' Unione Africana) e soprattutto non ha mai acconsentito al dispiegamento di caschi blu Onu. Ora, però, nel 2007, toccherebbe a lui. «Un' eventualità che ci costringerebbe a uscire dall' Unione Africana», ha dichiarato ieri il rappresentante del Ciad. E che non sarebbe accettata neppure dai subsahariani. Anche sul Darfur (caschi blu sì, caschi blu no) l' assemblea sembra spaccata. Sulla Somalia, invece, a parte Eritrea e Sudan, tutti sembrano d' accordo che occorre sostituire le truppe etiopiche in ritirata con un contingente di pace africano (8 mila uomini). Ma finora solo Uganda, Malawi e Nigeria sembrano disposte a mettere a disposizione militari. Il Sudafrica ha promesso un supporto logistico. Italia e Stati Uniti finanziamenti. Il nostro Paese ha già stanziato 13,5 milioni di euro. I soldi ci sono, mancano le truppe. 


 

 

 

 

 

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