Intervista a Leone Massa: Con Gheddafi conto aperto

di Paolo Della Sala

Del 11 aprile 2007 da L' Opinione

La farsa continua. Il ministro degli Esteri e il presidente della Libia si sono incontrati in Libia. L’incontro doveva avvenire in gran segreto, tanto che D’Alema ha persino finto di andare in vacanza nel deserto, ma si è trattato dell’ennesimo segreto di Pulcinella. Finora la segretazione del contenzioso italo-libico era andata benissimo in Italia. Nessun giornale, tranne quello che avete acquistato, ha avuto la capacità di scoprire e il coraggio di dire che per tutto il mese di marzo l’ambasciata di Libia e i tre consolati in Italia erano chiusi, ufficialmente per “ristrutturazioni”, in realtà per un pressing i cui frutti sono venuti alla luce con l’uovo di Pasqua mangiato a Tripoli dai due leader Maximi. Si tratta di vera frutta o di frutti di plastica da piazzare sulla tomba delle sane relazioni tra due paesi? Adesso agenzie e quotidiani “embedded” come La Repubblica entusiasmano i lettori con l’intesa delineata dal vulcanico D’Alema e dall’algido Gheddafi. Si tratta di “un accordo complessivo”. Perbacco. Che prevede la soluzione del contenzioso sugli espropri agli italiani e la realizzazione, in buona parte a spese nostre, di un’autostrada costiera dall’Egitto alla Tunisia. Wow. Tuttavia nel contenzioso ci sono anche i mancati pagamenti a 120 aziende italiane che in Libia hanno realizzato case, ospedali, strade. A questo proposito abbiamo chiesto a Leone Massa, responsabile dell’Airil, Associazione delle aziende creditrici della Libia, se questi crediti troveranno una soluzione.

Siamo di fronte alla svolta che auspicate voi e l’Associazione dei profughi dalla Libia?
Siamo di fronte alle solite manfrine. Si dice che la Libia pagherà le 120 aziende superstiti (in origine erano 250), in realtà tutto è “demandato a una Commissione mista”. Appunto, le cose stanno come sempre: si rimanda all’infinito, forse perché i politici conoscono il futuro ma non il presente.

Se faremo l’autostrada, il pagamento del vostro credito, di un miliardo di euro circa, sarebbe più vicino…
Lei pensa che l’Italia, che non ha nemmeno la Salerno-Reggio Calabria e non riesce a sistemare le sue infrastrutture, può permettersi di realizzare un’autostrada più lunga della A1, per giunta in un paese ricco come la Libia?

Quindi si tratta della solita telenovela dell’ipocritamente corretto…
Di norma chi governa deve garantire e tutelare i cittadini e le imprese italiane. L’articolo 35 della Costituzione parla esplicitamente di “tutela del lavoro italiano all’estero”. Questo articolo non è mai applicato con fermezza, si cede alle esigenze della politica e della diplomazia. Invece Francia e Germania supportano le loro imprese, immediatamente e senza far perdere un centesimo. Speriamo che almeno il Parlamento sblocchi il disegno di legge sui nostri problemi.

Ritiene che il contenzioso sia acuito da un interesse russo per il giacimento libico Elephant e per il gasdotto Greenstream? Si dice che le vendite di Yukos a Eni ed Enel potrebbero avere questa contropartita.
L’Eni fa bene a diversificare le fonti. E’ un segnale preciso per Gheddafi, che esporta il 33% dei suoi prodotti energetici in Italia.

Come si vede, Leone Massa non crede affatto alla fine del contenzioso italo-libico, ma almeno gli uffici consolari in Italia sono stati riaperti. Nel frattempo la Fiera Internazionale di Tripoli ha visto un calo della presenza delle nostre aziende e un significativo exploit di quelle cinesi. Torneremo sui temi della questione energetica. In questi giorni anche l’Algeria ha dichiarato di voler utilizzare il nucleare per uso civile. Mentre l’Italia cede alla lobby eolico-ambientalista (che produce risparmi irrisori a costi insopportabili), anche Egitto, Marocco, Tunisia e Giordania utilizeranno impianti nucleari. L’Eni si muove molto bene sul fronte del petrolio, soprattutto nel Kazakistan, dove ha attivato con Shelle e Exxon i consorzi KCO e KPO. Nel sud del paese asiatico c’è la nuova frontiera e si sviluppano ricchi giacimenti che entreranno in piena produzione nei prossimi anni. Tutto ciò agita Gheddafi?

 

 

 

 

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