I fondi per la Libia
di Pasquale FerraraDel 26 aprile 2007 da Il Sole 24 Ore
Le affermazioni contenute nell'articolo pubblicato ieri sul Sole-24 Or e «Il tesoretto? Per l'autostrada di Gheddafi» sui presunti seguiti della visita del ministro D'Alema in Libia sono totalmente destituiti di ogni fondamento e improntate a una ricostruzione fantasiosa dei termini del complesso negoziato in corso con Tripoli per il superamento, nel quadro equilibrato di un'intesa complessi va, delle questioni tuttora sospese. In particolare il ministro D'Alema non ha mai chiesto al ministro Padoa Schioppa, come si afferma nell'articolo, di prevedere eventuali accantonamenti per la realizzazione di opere infrastrutturali in Libia, né tanto meno di far ricorso alle maggiori entrate per finanziare opere di questo tipo.
Conseguentemente, sono totalmente immaginarie le intricate concatenazioni procedurali e contabili ipotizzate con rimarchevole creatività dall'estensore dell'articolo. Per riferirci invece alle questioni reali, confermo che i termini negoziali con Tripoli sono molteplici, e comprendono gli interessi economici italiani in Libia, la soluzione del contenzioso concernente gli italiani a suo tempo costretti ad abbandonare la Libia e in questo contesto, anche l'iniziativa della strada costiera (richiesta da parte libica già al precedente Governo), i cui dettagli devono essere precisati e valutati in sede tecnica, oltre che discussi dalle istanze parlamentari. Al fine di compiere un esame congiunto di tali questioni, nell'incontro con il leader libico - di cui per altro è stato dato ampio conto in una nota della Farnesina del 9 aprile - è stata considerata la possibilità d'istituire una commissione mista che dovrebbe operare sotto la responsabilità dei due ministri degli Esteri,
Pasquale Ferrara, Capo del servizio stampa e informazione del ministero degli Affari Esteri