Quel piano faraonico che attrae le imprese

di Giorgio Lonardi

Del 27 ottobre 2008 da La Repubblica

Un colpo d' occhio impressionante fu quello offerto nel maggio scorso dall' Auditorim dell' Assolombarda: centinaia di imprenditori italiani ascoltavano in religioso silenzioso Abdarrahman M. Algamudi, segretario del Tavolo Libico per gli Investimenti. Lui, Algamudi, illustrava agli industriali i progetti d' investimento della Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista. Un piano faraonico da 153 miliardi di dollari con cui il colonnello Gheddafi ha deciso di modernizzare il suo Paese a tappe forzate grazie ad una dose massiccia di progetti urbanistici e infrastrutture. La torta che Algamudi e l' ambasciatore libico a Roma, Abdulafed Gaddur hanno messo sotto il naso della media imprenditoria lombarda (ma anche dei grandi gruppi) era da leccarsi i baffi. A cominciare dagli sviluppi per il settore petrolifero e del gas, le maggiori risorse del paese, quelle che da sempre hanno suscitato gli appetiti dell' industria occidentale. L' obiettivo di Tripoli era semplice: negoziare con le grandi compagnie, in maniera vantaggiosa, gli accordi per lo sfruttamento del proprio sottosuolo. Un intento che si è tradotto in un' intesa nel giro di poche settimane. E difatti un mese dopo quell' incontro milanese, in giugno, l' Eni ha siglato con National Oil Corporation (Noc) il più importante accordo della storia della Libia: 28 miliardi di euro spalmati nel corso di 25 anni. Il patto firmato fra l' Eni e Tripoli prevede innanzitutto un maggior coinvolgimento dell' Eni stesso nello sfruttamento dei giacimenti di petrolio libici. Ma anche un sostanziale raddoppio della produzione di gas che oggi raggiunge gli 8 miliardi di metri cubi. Un traguardo che impone il raddoppio del gasdotto sottomarino di Mellitah lungo 580 chilometri che collega la Libia alla Sicilia. Un' opera appena terminata dall' Eni un paio di anni fa. A questa intesa ne è legata un' altra firmata sempre dal gruppo energetico italiano con la Gheddafi Development Foundation e con la Noc che prevede 150 milioni di dollari d' investimenti per iniziative di natura sociale. Fra i progetti c' è la formazione di ingegneri libici che dopo un paio di anni saranno assunti dall' Eni, la costruzione di cliniche «chiavi in mano», il restauro di siti archeologici e alcuni interventi in campo ambientale. In effetti questo paese che sfiora appena i 6 milioni di abitanti si sta rivelando una vera e propria miniera per quanto riguarda le infrastrutture. Prendete le telecomunicazioni: c' è in ballo la modernizzazione dell' intera rete telefonica. In questo quadro la Sirti, assieme al colosso francese Alcatel si sta già occupando della fornitura e della posa di oltre 7 mila chilometri di cavi in fibra ottica. Si tratta di una commessa di circa 161 milioni di dollari (68 milioni riguardano Sirti). Senza dimenticare Prysmiam Cables & System (Ex Pirelli Cavi) che si è assicurata la fornitura delle rete a banda larga del Lybia General Post and Telecommunications Company (GPTC). Valore del contratto 35 milioni di euro. Tuttavia la partita per le Tlc non si limita solo ai cavi. Bisognerà vedere se altre aziende italiane con un knowhow specifico nella costruzione di reti in tecnologia Ip (vedi la Italtel) potranno ritagliarsi un loro spazio. Fra i settori più interessanti va segnalato quello dei trasporti. Un comparto dove è stata affidata ai cinesi la costruzione della prima tratta della rete ferroviaria che collegherà il Mediterraneo all' estremo sud del Paese. Ed è probabile che altri segmenti di questa stessa rete saranno affidati ad imprese del Bel Paese. Anche perché l' accordo siglato il 30 agosto fra Berlusconi e Gheddafi da una parte prevede il versamento alla Libia di 5 miliardi in venti anni come risarcimento dei danni inflitti dal nostro paese a quello africano. Mentre dall' altra questi denari saranno utilizzati per la costruzione di infrastrutture affidate solo ad imprese italiane. Come la rete ferroviaria, appunto. O come l' autostrada litoranea che collegherà il confine egiziano a quello tunisino. Fra le aziende più attive in Libia nel comparto dei lavori civili vanno ricordate Bonatti, GarboliConicos, Maltauro. Un caso a parte è quello di Impregilo che ha ottenuto 440 milioni di euro per la costruzione di tre centri universitari. Per non parlare dello sviluppo nel settore turistico e alberghiero. Sempre Impregilo ha vinto la commessa per la costruzione di una torre di 180 metri di altezza destinata ad uffici nel centro di Tripoli e per un albergo da 600 camere sempre nella capitale. Nella stessa città la Trevi è impegnata alla costruzione del nuovo Hotel Al Ghazala. Sulla rampa di lancio la costruzione di porti, aeroporti (Tripoli, Bengasi, Sebha), metropolitane, piattaforme logistiche. A questo proposito c' è da segnalare l' alleanza fra le compagnie Tarros, Messina e Brointermed che hanno costituito un consorzio con la libica Germa Shipping Agency per costruire un terminal container nel Porto di Tripoli. Costo dell' operazione: fra i 35 e i 45 milioni di euro. Tripoli ripone un' attenzione particolare sullo sviluppo del comparto agroalimentare, così come sul cemento e sulla sanità. A questo proposito fra le aziende italiane presenti da più tempo in Libia nel comparto dell' impiantistica vanno ricordate Maire Tecnimont, Techint, Snam Progetti, Cosmic, Gemmo. Un settore destinato a crescere è quello delle forniture militari. L' articolo 20 del trattato firmato dai due paesi parla esplicitamente di partnership nel settore. Ce n' è abbastanza per immaginare un ruolo crescente del gruppo Finmeccanica. Qualcosa di più corposo rispetto al contratto da 3 milioni di euro già ottenuto dalla controllata Alenia Aermacchi. Quanto al manifatturiero la presenza è decisamente più debole. Fa eccezione l' Iveco del gruppo Fiat presente con una società mista ed un impianto di assemblaggio di veicoli industriali. Quanto alle piccole e medie imprese ne sono attese una cinquantina alla Fiera ItaloLibica di Tripoli. Toccherà ad Antonio De Capoa, il presidente della camera di Commercio ItaloLibica e organizzatore della manifestazione portare le Pmi in Libia dal 2 al 7 novembre .

 

 

 

 

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