''Vi chiedo perdono'' E Gheddafi accetta le scuse del premier Ratificato il trattato di Bengasi. In Libia investimenti per 4 miliardi in vent'anni”

Del 9 marzo 2009 da La Stampa

TRIPOLI «Ancora una volta e formalmente accuso il nostro passato di prevaricazione sul vostro popolo e vi chiedo perdono», dice Silvio Berlusconi. «Accettiamo le scuse dell'Italia per l'occupazione colonialista, e prego tutti i libici di vincere i risentimenti e tendere la mano ai loro amici italiani in un rapporto paritario, di rispetto reciproco», risponde Muhammar GHEDDAFI. E' una pagina dolorosa e triste di storia - una «pagina nera», la definisce il Colonnello - quella che ieri sera si e' chiusa davanti al Congresso del popolo libico riunito a Sirte. Dopo decenni di tensioni, fra Italia e Libia «comincia una nuova era» - annuncia GHEDDAFI - grazie alla ratifica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione che Berlusconi e il leader libico avevano firmato lo scorso 30 agosto a Bengasi, e che prevede investimenti italiani per 5 miliardi di dollari fino al 2028. Una svolta che, al di la' dei significati e dei simbolismi storici, incide profondamente nelle relazioni fattuali fra i due Paesi: 5 miliardi di investimenti italiani valgono, in sostanza, l'apertura dei giacimenti libici all'Eni e l'impegno di Tripoli a una stretta collaborazione nella lotta all'immigrazione clandestina. Come dire che se una pagina oscura si chiude, nei turbolenti rapporti fra i due Paesi, un'altra sicuramente piu' dinamica si apre. All'insegna di un'amicizia che da ieri, in cambio di risarcimenti-investimenti, puo' tradursi in una cooperazione diffusa su due fronti vantaggiosi, per l'Italia: quello dell'energia e quello della sicurezza. L'Eni avra' via libera nella ricerca di petrolio e gas ma - vedi alla voce risarcimenti - dovra' versare un'addizionale del 4% sull'imposta del reddito delle societa' sui profitti legati alle estrazioni in Libia. Piu' in generale, i nostri investimenti avranno un ritorno garantito: le aziende italiane che intendono operare in Libia avranno la priorita' rispetto a tutte le altre. E l'esecuzione delle opere previste dal Trattato - fra queste la costruzione di 200 abitazioni - sara' affidata a nostre aziende. L'altro sostanzioso capitolo del Trattato e' la lotta all'immigrazione clandestina. Per contrastare il flusso di immigrati illegali e' previsto un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, effettuato dall'Italia: i costi saranno spartiti fra Roma e l'Unione europea. E in prospettiva si prevede un sistema satellitare. Ma decisivo sara', anche su questo fronte, la disponibilita' libica che il Trattato di ieri rende concreta. Resta un dato: per i libici ieri si sono davvero chiusi i conti col passato colonialista e con un contenzioso decennale. Non a caso, il «notaio» della cerimonia del 30 agosto era stato Omar el Muktar, figlio del capo della resistenza agli italiani, impiccato dalle nostre truppe. Non a caso, d'ora innanzi il 30 agosto si festeggera' in Libia «l'amicizia tra il popolo italiano e il popolo libico». In cambio, GHEDDAFI si impegna a concedere il visto di rientro agli esuli italiani espulsi nel 1971 dopo il colpo di Stato contro Re Idriss: potranno tornarvi per turismo, ma anche per lavoro. Agli esuli sara' corrisposto inoltre un indennizzo complessivo di 150 milioni di euro, suddiviso in tre anni.

 

 

 

 

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