Bombe intelligenti e solite ipocrisie

di Leone Massa

Del 24 giugno 201 da L' Opinione

Durante la seconda guerra mondiale ricordo che aerei inglesi sorvolavano le nostre città e paesi invadendoci di volantini in italiano. A Napoli c’era un quotidiano del pomeriggio, Il Corriere di Napoli, con grossi titoli sull’affondamento di corazzate, portaerei nemiche nonché di decine e decine di aerei abbattuti, per cui ci domandavamo quanti ne fossero rimasti di armamenti nemici.

La guerra fu perduta. Il quotidiano finì le pubblicazioni ma non per questo, negli anni successivi, sia la carta stampata sia la televisione hanno smesso di confonderci le idee, riportando in special modo le dichiarazioni avventate di questo e quel politico. Non ho notato alcun giornalista che abbia espresso un’opinione logica in contrasto a queste ultime.
Sono dotato di buona memoria e le esperienze passate mi fanno ancora oggi meditare su certe prese di posizione che mi sembrano fuori luogo e prive di un senso pratico, al punto tale che fanno dubitare della moralità di certi personaggi. In questi giorni ho sentito ripetere degli errori della NATO dovuti alle cosiddette bombe intelligenti che avevano colpito ed ucciso dei civili in Libia.
Ogni giorno vengono date notizie di sbarchi di clandestini provenienti dalla Libia e per tal motivo sarebbe opportuno ritirarci dalla guerra secondo il nostro Ministro degli Interni. Avrei voluto domandare a quest’ultimo se per caso ricorda le minacce di Gheddafi, prima all’Italia e poi all’Europa, di inviare sulle nostre coste milioni di africani qualora l’Europa non avesse versato 5 miliardi di euro annui alla Libia.
Fu lo stesso Gheddafi a organizzare le carrette del mare verso le coste italiane per indurci ad un trattato che prevede 5 miliardi di dollari a quel Paese. Siccome i ricatti venivano ben accettati dallo Stato italiano, pur essendo stato sottoscritto il trattato, gli sbarchi continuarono sino a quando il Ministro Maroni non rinviò i barconi sulle coste libiche.
Dopo l’insurrezione di Bengasi, le rivolte delle varie città come Misurata, Zawia, Zuara, Tajoura, e la feroce repressione del regime libico verso quelle popolazioni che, secondo i principi della rivoluzione del 1969, formavano la Grande Jamahiriah (governo delle masse), c’è stato una presa di posizione delle potenze occidentali e della stessa ONU che, dopo inutili tentativi diplomatici, ha deciso con una propria risoluzione, l’intervento militare.
Ecco che subito sono ricominciati i ricatti del leader libico inviando decine di migliaia di africani che la sua stessa organizzazione preleva ai confini sud del Paese (guarda caso invalicabili fino a una decina di anni fa) per imbarcarli sulle cosiddette carrette del mare e inviarli sulle nostre coste.
Dopo ciò che sta avvenendo in Libia con lo sterminio di oltre 30.000 libici da parte del regime e l’imputazione per Gheddafi e suo figlio di crimini contro l’umanità del Tribunale Penale dell’Aja, questa Italia, democratica e cristiana, dovrebbe ritirarsi dalla guerra indifferente agli eccidi che avvengono in Libia? L’errore umano o tecnico delle bombe intelligenti né la questione immigrati possono giustificare una tale presa di posizione.
Mi sarei aspettato che la NATO e, per quanto ci riguarda il nostro Ministro della Difesa, che in più occasioni ha tenuto a ribadire che i nostri aerei non erano forniti di bombe quasi a volersi giustificare con Gheddafi, avessero inviato degli aerei con volantini in arabo sia sulle coste sud della Libia, sia su quelle mediterranee, avvisando le popolazioni africane del rischio di rimanere in Libia con le relative conseguenze denunciate più volte dalla Commissione ONU per i Diritti Umani.
Nello stesso volantino ci sarebbe stato un avvertimento alle popolazione libiche rivierasche di allontanarsi dalle coste perché, in caso di nuovi sbarchi di clandestini, l’Italia avrebbe provveduto a distruggere tutte le imbarcazioni, di qualsiasi tipo, presenti sulle coste libiche del Mediterraneo.
Questa decisione sarebbe stata una giusta strategia militare che avrebbe evitato i ricatti di Gheddafi e lo sbarco di clandestini sulle nostre coste. Non sono uno stratega ma mi piacerebbe sapere se questa idea è bislacca, illogica o inopportuna come quella del nostro Ministro. La sudditanza dell’Italia a qualsiasi Paese occidentale si è manifestata dopo che Barack Obama ha espresso l’intenzione di non supportare l’azione nei confronti della Libia inducendo qualche nostro politico a fare la parte del pappagallo.
Io avrei risposto che se la guerra in Afghanistan è stata voluta dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre e noi, da buoni alleati abbiamo le nostre forze armate in quel Paese, la situazione libica è un problema che ci riguarda più da vicino e quindi sarebbe più logico ritirarsi dall’Afghanistan risparmiando una montagna di euro piuttosto che dissociarsi dalla guerra in Libia.
Un’ultima mia considerazione nei confronti di quei giornalisti che attribuiscono alla Francia ed Inghilterra la volontà di abbattere il regime libico esclusivamente per convenienze economiche, quasi come se i motivi della risoluzione ONU non fossero stati dettati per evitare una feroce repressione del regime nei confronti del proprio popolo.
Anche i primi tentennamenti del nostro Governo all’inizio della rivolta libica ed il successivo accodamento all’intervento militare per non perdere gli interessi economici intrattenuti con quel Paese mi fanno sconfinare in una profonda depressione. Le nostre azioni sono volte solo d interessi economici oppure in ognuno di noi, che si proclama cristiano, insorge il dovere di frenare una barbarie?

 

 

 

 

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